FIRENZE – L’infezione da Hpv ad alto rischio (cioè il papillolama virus) capace di provocare un tumore si capisce da una proteina. I ricercatori dell’Ispo, l’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica di Firenze, hanno scoperto che i livelli della proteina P16-Ink4a aumentano quando l’infezione da Hpv attiva la produzione di proteine tumorali.
I ricercatori hanno scoperto che questo l’analisi dei livelli di questa proteina porta ad individuare tra le donne positive all’Hpv quelle che hanno un maggior rischio di sviluppare una lesione preinvasiva della cervice uterina.
Nello studio sono state coinvolte 100mila donne italiane, che sono state seguite per tre anni. Dai risultati è venuto fuori che i controlli annuali si possono concentrare solo sulle donne che sono risultate positive al test dell’Hpv e che hanno avuto elevati livelli di proteina P16-Ink4a al primo esame.
Le donne che invece sono positive all’Hpv ma negative alla P16 possono fare un controllo ogni 2-3 anni. Con un risparmio di tempi e costi per se stesse e per il sistema sanitario nazionale.