Tornare a vedere concerti a Milano dopo 4 anni a Londra è un po’ emozionante e un po’…preoccupante. Mi annoierò? Passerò il tempo a pensare “eh si ma a Londra era meglio..”?
Per ridurre il rischio la fortuna gioca a mio favore portando i tUnE-yArDs, una delle realtà musicali più promettenti del momento, al Tunnel, uno dei miei locali preferiti.
Ho usato la parola “promettenti” a sproposito, visto che questi ragazzi già da un po’ hanno iniziato a mantenerle ste promesse. Li ho visti la prima volta al concerto dei Beirut, decisamente penalizzati dallo scomodo ruolo di gruppo spalla e dalla dimensione dell’Academy di Brixton.
Il Tunnel è invece la dimensione ideale per Merrill Garbus, una tana abbastanza grande per contenere la sua musica ma abbastanza piccola da permetterle di abbracciare tutto il pubblico, nessuno escluso.
Quando parlo di tUnE-yArDs mi devo sforzare per usare il plurale perché la band è Lei, regina incontrastata della sua giungla di suoni e ritmi. Senza nulla togliere alle sporadiche ma ben azzeccate apparizioni di fiati, e al bassista che sembra aver timidamente occupato un ruolo un po’ più prominente sul palco, è Merril che porta avanti la baracca. Registra al volo voci e batterie in loops che poi si giostra con grazia e disinvoltura schiacciando i suoi pedalini mentre nel frattempo suona l’ukulele e canta. Incredibile.
Il concerto inizia, dopo l’insopportabile gruppo di apertura, con un’introduzione di voce. Un esercizio di riscaldamento vocale come se ne potrebbero sentire nella savana, un piccolo antipasto dell’energia che ci sta per regalare. Le canzoni si succedono una dietro l’altra fra l’entusiasmo generale, finché non ha un piccolo problemino che fa scoppiettare un po’ la sua voce registrata. Attimi di smarrimento su cui il pubblico mette una pezza incitando la Garbus a gran voce.
Se l’altra volta che li ho visti ero stato un po’ annoiato dal fatto che le canzoni venissero costruite sul posto, strato su strato, ora mi sono sentito parte del processo, tant’è che il pubblico era così vicino che applausi e urla erano presenti nelle registrazioni dei tamburi, e ripetuti per tutta la canzone, parte integrante della musica. E pure le percussioni, registrate ad orecchio, senza il click, sono decisamente fuori tempo e a volte un po’ sgangherate, ma al Tunnel mi è parso che questa fosse una caratteristica imprescindibile del carattere della musica dei tUnE-yArDs, e della loro anima nera e selvatica, ricca di reggae, blues e funk.
Il momento di solidarietà si ripete quando il concerto si deve interrompere per il cambio del jack che causava il problema. Il pubblico non molla un attimo, urla incita e applaude. Da qui in poi la connessione tra band e pubblico si fa ancora più forte e il bordo palco non esiste più, tutti insieme nella stessa stanza a creare qualcosa di bello, ognuno con il suo ruolo.
Ritornano i fiati con Gangsta e da qui, se possibile, Merrill canta ancora con più grinta, dimostrando che la sua è veramente una delle voci più belle, singolari ed espressive degli ultimi anni.