A Sidi Bouzid, il 17 dicembre scorso, un giovane commerciante ambulante, Mohammed Bouazizi, si diede fuoco dando inizio alla “rivoluzione dei gelsomini” che ha portato alla caduta del presidente Ben Ali, ora condannato in contumacia a 35 anni di carcere. Sidi Bouzid, patria della rivolta dei gelsomini, proprio, Mohammed Bouazizi, giovane laureato senza lavoro datosi fuoco per protestare contro la revoca della sua licenza da ambulante e per denunciare la miseria dilagante nel Paese maghrebino. Non è stato dimenticato e a sette mesi dalla caduta del regime di Ben Ali le proteste si riaccendono.
Oggi, un’altra giovane vittima,un altro ragazzo si chiamava Thabet Belkacem e, secondo quanto riferisce il capo della polizia della città all’agenzia tunisina Tap, sarebbe stato ucciso da un proiettile di rimbalzo. Secondo fonti ospedaliere citate dall’Afp, il ragazzo è spirato nell’ospedale di Sidi Bouzid. Il suo corpo è stato portato nell’istituto di medicina legale dell’ospedale di Sfax, dove sarà eseguita l’autopsia. Altre due persone sono rimaste seriamente ferite. Uno, in gravi condizioni, è stato trasferito dall’ospedale di Sidi Bouzid a quello di Sfax. (La Repubblica)
Stando a quanto riferito dall’agenzia tunisina Tap, la polizia ha aperto il fuoco rispondendo al lancio di bottiglie incendiarie contro alcuni agenti. Gli scontri sono andati avanti per quasi tutta la notte e 9 dei dimostranti sono stati arrestati.
Sulla Repubblica leggiamo che il timore, espresso da Maya Jribi, segretario generale del Partito democratico progressista tunisino, in un’intervista ad Aki, è che vi possa essere un rinvio delle elezioni, fissate per il 23 ottobre. “La rivoluzione dei gelsomini ha realizzato i sogni di libertà e di cambiamento del popolo tunisino. La rivoluzione ha dimostrato al popolo che quel sogno poteva essere realizzato. Ora, per raggiungere il nostro obiettivo fino in fondo, non ci resta che andare alle elezioni”.
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