Tunisia, gli islamici contro l'arte!

Creato il 17 giugno 2012 da Dragor

 

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   Nella Tunisia post-rivoluzionaria gli islamici sono sul sentiero di guerra. Non soltanto sgozzano chi cambia religione ma pretendono di dettare legge all’arte. A causa di un’esposizione nel palazzo Abdelia, a 25 chilometri da Tunisi, nel quadro della Fiera Annuale dell’Arte Moderna, hanno scatenato una guerriglia in tutto il paese che ha provocato il ferimento di 60 poliziotti e l’arresto di 160 persone, un morto a Sousse e una lista di «artisti da uccidere» su Internet.

   Perché questa violenza? Perché, secondo gli islamici, nell’esposizione del palazzo Abdelia, un evento che attira regolarmente un pubblico liberale e laico, sono presenti opere che «offendono la sensibilità religiosa dei musulmani».

   Cosí sono felice di pubblicare le opere contestate in modo che tutti si rendano conto da che cosa viene offesa questa famigerata «sensibilità» islamica. Una delle più controverse, realizzata da Amal Ben Attia, denuncia l’orrore della lapidazione. Gli islamisti dicono che l’opera “offende i valori della tradizione.” Certo, non è un crimine uccidere la gente con pietre «non cosí grandi da provocare subito la morte e non cosí piccole da non provocare danni», come prescrive la Sharia, non è un crimine lapidarla per reati d’opinione, per blasfemia, per apostasia, per infedeltà coniugale o per impurità in seguito a stupro, ma è un crimine denunciarlo. Questo è l’islam e i suoi grandi capi sono perfettamente d’accordo. Al Quaradawi, il maître à penser dei Fratelli Musulmani (che fra parentesi controllano le moschee italiane e parte di quelle francesi) si è pronunciato più volte in favore di questa simpatica tradizione. E il ministro della cultura tunisino, Mehdi Mabrouk, intende denunciare Amal Ben Attia per "offesa ai valori sacri". Ma perché Amal li avrebbe offesi? Ha soltanto rappresentato (in modo nemmeno tanto cruento, per la verità) quello che succede in tutto il mondo islamico. Siamo ancora al punto del "si fa ma non si dice"?

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  Faten Gaddes presenta una donna nuda con il sesso nascosto da un piatto di couscous e potete vederci il simbolismo che volete. Io vedo il bigottismo ipocrita che impedisce alle donne di esercitare liberamente la loro sessualità. Ancora più evidente il simbolismo della sua opera «Il Ring» dove su un punching-ball sono dipinti i visi di una musulmana, di una cristiana e di un’ebrea, segno del disprezzo delle religioni monoteiste per le donne.  Gli islamici l’hanno bruciata, ma ci vuole altro per farla a Dragor e ve la mostro lo stesso.

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   Mohamed ben Slama presenta uno scolaro dalla cui cartella esce una fila di formiche che formano la parola «Bismillah», Alla Gloria di Allah (potete vederlo nella foto della sala delle donne lapidate), forse per simboleggiare il precoce indottrinamento dei piccoli allievi. Quest’opera ha fatto impazzire di rabbia gli islamisti che hanno giurato di ammazzare l’artista. Quanto a  Moufida Fehdlia, presenta un Superman barbuto che si porta via un islamico simile a un digrignante avatar di Muhammad.

   Nella Tunisia post-rivoluzionaria non soltanto si contesta la libertà di espressione ma il governo appoggia i contestatori. Infatti le autorità tunisine hanno deciso di chiudere il palazzo Abdelia. Il ministro della Cultura Mehdi Mabrouk ha perfino annunciato di voler fare causa agli organizzatori della Primavera delle Arti per «offesa ai valori sacri». Da notare che qualche mese fa lo stesso Mabrouk prometteva che « in Tunisia non ci sarebbe più stata tutela della cultura. La politica culturale non avrebbe riflesso l’orientamento di nessun partito, ma sarebbe stata l’espressione di una cultura libera che avrebbe contribuito alla fioritura artistica del popolo della rivoluzione.» Un classico esempio di taqya, la menzogna sacra, con la quale ogni fedele puó mentire nell'interesse dell'islam. Non c’è da stupirsi che questo baciapile abbia la lingua biforcuta.

   In un paese civile la religione non gode di un trattamento privilegiato. Il reato di bestemmia non esiste. La critica alla religione è equiparata alla critica di qualsiasi altra ideologia. L’espressione «offesa ai valori sacri» non esiste, per il semplice fatto che non esistono tabù. Tutto si critica e se non resiste alla critica, tanto peggio. Se la fede degli islamici è cosí debole da non resistere a una critica razionale, che la mettano in soffitta, si convertano al libero pensiero e smettano di voler imporre il Medioevo al resto del mondo.

Dragor


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