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Tunisia: oasi e deserto, le parti più affascinanti di un paese che non ha solo belle località balneari, siti archeologici e interessanti città.

Creato il 19 aprile 2014 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr
Tunisia: oasi e deserto, le parti più affascinanti di un paese che non ha solo belle località balneari, siti archeologici e interessanti città.

Assaporare la magia e la poesia del deserto. Rivivere il mistero e il fascino dei Tuareg, o uomini blu, e tornare indietro nel tempo pensando ai carovanieri che si addentravano nell’”oceano” di sabbia a dorso di dromedari, denominate le navi del deserto, avventurandosi in un mondo meraviglioso ma ostile e pieno di insidie per chi ha l’ardire di sfidarlo. Queste sono le sensazioni che evoca il deserto, ma oggi il Sahara tunisino attira tanti turisti che vogliono provare l’ebrezza di viaggiare in fuoristrada osservando scenari ricchi di malia o partecipando a safari o a Rally che mettono a dura prova le forze psico fisiche dei partecipanti, oppure che vogliono immergersi in un mondo di silenzio per ritemprarsi dal caos e dallo stress delle città. Parlare di deserto sahariano vuol dire ammirare la bellezza naturale di quel vasto territorio di 9mila metri quadri, che inizia dal Mar Rosso per arrivare sull’Oceano Atlantico, e che attraversa vari paesi del nord e centro Africa.

Il deserto più vasto del mondo, la cui sabbia è ricca di segreti tali da far capire che in un tempo lontanissimo quel territorio ha subito la glaciazione, poi è stato ricco di acqua per la presenza del mare, di fiumi e di laghi e, infine, che è stato ricoperto da rigogliose foreste, aveva un clima sub tropicale e gli abitanti vivevano di caccia e di allevamento.

Il deserto ci attrae perché possiamo goderne il silenzio, possiamo entusiasmarci davanti alla bellezza del diverso colore della sabbia e subire il fascino delle dune dalla diversa altezza. Inoltre, perché ci permette di ammirare nel cielo le numerose e grandi stelle, talmente luminose da sembrare così vicine da poter essere toccate le dita.

Il deserto tunisino ci permette di emozionarci anche davanti alle oasi, macchie di intenso verde che spiccano come sicuri rifugi nell’immenso giallo ocra della sabbia.

Il deserto, però, non è tutto uguale. Esiste il quello di roccia (l’hommada), che ha forme diverse per via del vento che le ha modellate. C’è quello costituito da ciottoli e ghiaia (il serir) e poi c’è l’Erg, il più bello, che si trova nel Sahara centrale ed è formato da dune di sabbia.

Deserti sì, ma mai uguali a sé stessi e vivi. Ogni giorno sono in movimento e un panorama che avevamo già visto, il giorno dopo potrebbe essere già diverso. Nel deserto, nonostante il caldo clima, c’è vita e non solo nelle oasi. Ci sono delle piccole città e villaggi sorti proprio a ridosso o dentro questo mare di sabbia.

Il nostro viaggio alla scoperta di alcune Oasi e del vero deserto

Dormiamo a Tozeur e la mattina dopo ci avventuriamo con la jeep 4 x 4 alla volta dell’oasi più piccola, quella di Mides, che è composta da profondi canyon e si trova vicino al confine con l’Algeria. E’ molto bella quest’oasi di montagna, i cui canyon sono profondi 60 mt e che un tempo era un’antica fortezza di frontiera dei romani e si chiamava Mades. C’è anche una piccola cascata che 3 mesi fa è cambiata a causa della caduta di un grande masso.

Ma è comunque bella e refrigerante. L’acqua che scende dalla montagna va a finire in una specie di laghetto che diventa ruscello con piccolissime cascatine dovute ai massi che sono nel letto dello specchio d’acqua. Palme e piante varie fanno da contorno a questo idilliaco scenario.

E’ qui e a Tamerza che si raccolgono, da ottobre a dicembre, i migliori datteri tunisini.

Sono molto ghiotta di questo fantastico e benefico frutto, che amo mangiare ogni mattina, e proprio quando mi trovo sul bordo del canyon, la mente torna indietro nel tempo e mi fa rivivere l’emozione di un lontano freddo dicembre e alcuni venditori di datteri, quelli non trattati e ancora attaccati ai rami, che mi vendettero non ricordo quanti chili di quell’energetico frutto.

Ricordo ancora lo stupore in aeroporto quando gli addetti al controllo mi videro con un borsone stracolmo di datteri incartati alla “meno peggio”. Chissà cosa avranno pensato! Probabilmente che li avrei venduti in Italia!

La meraviglia inaspettata di Chebika

Lasciamo Mides e andiamo in una che, a mio avviso, è una delle Oasi più belle della Tunisia: Chebika, piccolo villaggio e antico posto di guardia romano, le cui case sono costruite con argilla e pietra. Si trova in alto e ci sono montagne colorate per via dei metalli che la compongono, un antico villaggio abbandonato, piccoli e stretti siq che conducono nel punto più alto dal quale è possibile osservare ed ammirare rocce colorate, ruscelletti ed una cascata, situata in una gola, che forma un piccolissimo e cristallino lago la cui acqua è di un colore così azzurro da sembrare il mare.

Lo circondano alte palme e qualche pianta acquatica. Alcune piccole rane saltano da una parte all’altra di queste piante che hanno lo stesso colore degli animaletti. Su una roccia un romantico e grande cuore con la scritta “welcome”.

E’ un luogo fuori dal tempo, particolare, unico ed uno dei più belli che si possano visitare. C’è acqua, tanta per essere qui, ed è preziosa. Infatti, dall’alto scende per andare ad irrigare i piccoli villaggi nei dintorni.

Lasciamo Chebika con gli occhi ancora pieni di bellezze naturali e felici per averla potuta vedere. E’ ora di pranzare e lo facciamo sotto le tende in un grande giardino di Tozeur.

Nel deserto è difficile vedere l’orizzonte…

Le sorprese non mancano in questo viaggio organizzato dal Ministero del Turismo tunisino, dall’Ente del Turismo e dalla Tunis Air, e il pomeriggio risaliamo nelle jeep e ci dirigiamo alla volta di Ong Ejmel. E’ bellissimo osservare quanto sia diverso il paesaggio desertico. Si passa dalle piccole dune a spazi composti di ciottoli e si ha l’impressione che qualcuno si sia divertito a “spalare” la sabbia e a formare dei mucchi qua e là.

Cespugli brulli e più o meno alti affiorano in mezzo alla sabbia ed è incredibile come la mente pensi immediatamente che nel deserto non si riesca a vedere nessun orizzonte. Penso che se qualcuno si avventurasse da solo in questa distesa color oro, sicuramente perderebbe l’orientamento se non avesse una bussola con sé.

Ma lo spettacolo della diversità continua ed ecco che, ad un tratto, la sabbia diventa come un grande ed unico tappeto. Ciò che si vede ora è una distesa enorme e le dune sono più alte così come le discese diventano sempre più ripide. La sabbia è soffice, impalpabile come borotalco e le jeep devono “prendere la rincorsa” per superarle. Qualche jeep non ce la fa e rimane sospesa a metà della duna o s’insabbia.

La nostra è una carovana di jeep – siamo 63 giornalisti provenienti da tutta Europa – e chi sta dietro deve fermarsi e aspettare che chi è rimasto “intrappolato” venga aiutato dagli addetti a questo lavoro per riprendere il percorso.

E’ emozionante vedere come questa 4 x 4 riesca a superare queste “colline” dorate mettendosi anche di traverso e lasciando anche la via percorsa dalle altre auto. Mi diverte questo andare su è giù perché mi ricorda un po’ le montagne russe, lo “sballottamento” da una parte all’altra un po’ meno, ma a bordo si ride.

Il set di Star Wars…

Il nostro autista è molto bravo, e dopo averci fatto provare l’emozione di una discesa veramente ripida e lunga, riesce a portarci su una duna molto alta dove ci attende una bella sorpresa. Siamo nel bel mezzo del deserto e in cima alla duna c’è una tavola imbandita per offrirci un cocktail che si protrae fino al tramonto.

E’ un momento incantevole, di grande suggestione e bellezza. Siamo gli unici esseri umani in quel posto dove camerieri vestiti nella maniera tradizionale ci offrono bevande e assaggini. Ci regalano anche il manto con cappuccio che portano i tunisini berberi.

Il mio è bianco, ma è talmente lungo e largo che mi sento un po’ “Cucciolo”, il più piccolo dei sette nani. Ma è caldo e non m’importa nulla se sono buffa con il “burnus”. Fa freddo perché c’è molto vento”, ma i brividi li ho perché mi trovo lì, in un incredibile ed inimmaginabile scenario di grande poesia.

Ma ogni cosa ha la sua fine e così, quando fa buio, ci rechiamo nel sito che ha ospitato il film “Star Wars”. E’ buffo rivedere le piccole e strane case viste nella pellicola, così come siamo buffi quando facciamo la fila per farci fotografare a fianco delle persone che indossano i costumi dei vari personaggi del film: Lord Dart Fener, Luke Skywalker, Obi Wan Kenobi, la principessa Layla e i soldati.

Forse non siamo cresciuti…ma questo ritorno all’essere quasi adolescenti non mi dispiace affatto. Giovani e meno giovani ci tengono ad avere anche questo ricordo impresso nelle schede delle macchine digitali.

Si torna a Tozeur, questa volta senza attraversare il deserto ma lungo una strada che porta direttamente in albergo.

Il mattino dopo lasciamo definitivamente Tozeur, le cui case ricoperte da mattoncini sono una prerogativa del luogo come le tante palme che producono i datteri, i famosi Deglat en Nour – il cui significato è “dita della luce”. La popolazione vive di agricoltura, artigianato e commercio. Oggi è una delle località più note della Tunisia e stanno sorgendo alberghi di buon livello per soddisfare la richiesta di posti.

Qui, fra novembre e dicembre si svolge il Festival delle Oasi con danze popolari, corse di cammelli e processioni. Un evento sicuramente da non perdere.

Riprendiamo il cammino e ci avviamo verso Douz, la più sahariana delle città delle oasi del sud, definita la porta del deserto. Ogni anno si svolge il Festival Internazionale del Sahara all’interno del quale trovano spazio antiche tradizioni, la cultura berbera, concerti, spettacoli di danza e gare sportive. Un’altra manifestazione che sarebbe piacevole e interessante vedere.

Il lago dei miraggi…

Attraversiamo Chott el Djerid, meglio conosciuto come il lago salato, una vasta depressione che in parte è sotto il livello del mare e che nacque circa 1.5 milioni di anni fa. Un tempo doveva esserci stato il mare che poi si è prosciugato. L’acqua piovana che cade in inverno evapora velocemente, così ciò che si vede ora è una specie di grossa pellicola o crosta molto luccicante che da l’impressione che ci siano tanti cristalli o diamanti disseminati ovunque.

E’ un deserto di sale dove ci sono anche delle zone con l’acqua e in alcuni punti il sale si è divertito a generare forme strane. Sono i sedimenti che nei giorni molto caldi donano al lago salato un aspetto molto suggestivo ed è facile, per effetto della rifrazione della luce, avere l’impressione di vedere cose che in realtà non ci sono. Sono i miraggi per i quali è famoso Chott el Djerid.

Un concerto a Timbajine…

E’ molto lunga la strada che divide in due parti il lago salato e la percorriamo perché ci porterà a Timbajine, una montagna rocciosa che da lontano somiglia un po’ ad Ayers Rock, in Australia, o a Monument Valley, in Arizona. Su questa montagna è stato preparato per noi un concerto dal titolo “musica e silenzio” ed è così suggestivo e strano ascoltare – oltre al sibilo del vento – il suono del liuto, del violoncello, del sassofono e di altri strumenti, oltre alla voce di un tenore e a quella calda di un attore tunisino che declama testi che parlano di amore.

E’ inaspettata l’emozione che mi provoca il trovarmi sulle pendici di questa montagna, seduta su un sasso ad ascoltare in silenzio, non solo con le orecchie, ma anche con il cuore e la mente questo scenografico spettacolo. Intanto, nuvolette di sabbia finissima si alzano in maniera non uniforme sulla montagna per effetto del vento.

E’ strano osservare che si alzano un po’ da una parte e un po’ dall’altra, alcuni sembrano dei mulinelli, ma la sabbia è talmente sottile che gli abiti e i capelli sono pieni di quella che sembra essere polvere tanto è composta di minuscoli granelli.

E’ bello il concerto e magnifico il contesto nel quale si svolge. Si ascolta e si riflette. Sensazioni indimenticabili e particolari che non mi era mai capitato di provare altrove. Di nuovo brividi sotto il giaccone e non di freddo.

Il campo tendato. Non per tutti ma per chi riesce a “sopravvivere” senza gli agi di un albergo…

Procediamo ancora per arrivare nel campo tendato. Di nuovo il paesaggio è solo desertico ma la sabbia è color oro, bellissima. Ancora dune e ancora jeep in difficoltà. Scendiamo per toccare quella sabbia finissima che lasciamo scendere dalle mani.

E’ tiepida e vola via velocemente. Il mio autista tiene la mano ben salda sul cambio e supera ogni difficoltà. E’ una sfida continua questo salire e scendere dalle collinette. Il vento soffia forte e le dune sembrano “vive” perché la sabbia si muove e crea continue onde in superficie.

Arriviamo al campo che è quasi buio e ognuno prende posto nella tenda assegnata. Siamo al campo Mars ma ci sembra di essere sulla luna. Non c’è la corrente elettrica, ci sono solo 4 toilette senza doccia e nelle tende una candela e una piccola torcia sono l’occorrente per poterci vedere in quel buio totale.

Una specie di water closet è stato ricavato in una parte della tenda ed è riparato dagli sguardi degli altri. Ma non c’è acqua, solo segatura da gettare all’interno e salviette detergenti per poterci lavare.

Anche il ristorante dove ceniamo è illuminato dalle candele. E’ un eco-campo tendato che viene utilizzato nel periodo meno caldo. E’ tutto ordinato e si sopravvive tranquillamente anche senza fare la doccia per un giorno.

Ma io, che mi definisco un po’ Mary Poppins perché vado sempre in giro con un borsone pesante, ho con me 2 bottiglie piene di acqua… e così la doccia non mi è mancata.

Durante la notte piove, sì piove e siamo in pieno deserto! E’ incredibile e impensabile! Accade così raramente, ma l’abbiamo avuta ed è stato un bene per le piante ei piccoli animali che vivono in quell’ambiente selvaggio. Ma, al mattino, la sabbia è asciutta e il sole ci fa nuovamente compagnia.

La sabbia riprende il suo colore brillante e noi ci rimettiamo in marcia in fila indiana per percorrere a ritroso il tragitto che ci porterà lontano da questo mondo silenzioso, che solo i motori delle jeep e le voci umane riescono a rompere.

Non è un addio, il richiamo del deserto è troppo forte per non pensare di tornarci al più presto. E il Sahara tunisino è il più vicino e ancora da scoprire.

Liliana Comandè

Tunisia: oasi e deserto, le parti più affascinanti di un paese che non ha solo belle località balneari, siti archeologici e interessanti città.
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Reportage Tunisia. Il deserto, un paesaggio immerso nel silenzio | Travelling Interline

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di Liliana Comandè. Oasi e deserto, le parti più affascinanti di un paese che non ha solo belle località balneari, siti archeologici e interessanti città. Assaporare la magia e la poesia del ...

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