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“I cortei in Avenue Bourguiba e tutte le manifestazioni di condanna della violenza di questi giorni sono importanti perché sono presa di coscienza dalla quale sarà impossibile tornare indietro”: lo dice alla MISNA una missionaria a Tunisi, che è sotto shock per l’attentato al Museo del Bardo ma non perde speranza e determinazione.
“La grande maggioranza dei tunisini vuole la pace – sottolinea la religiosa – e gli estremisti, nonostante quello che è accaduto, non riusciranno a distruggere questa verità”.
Sembrano confermarlo le prese di posizioni nette prese non solo dalle organizzazioni della società civile ma anche dai partiti politici. Secondo la missionaria, è significativa la condanna espressa dal partito islamista Ennahda, pure sconfitto alle elezioni dello scorso anno. Rashid Ghannouchi, dirigente storico, dopo l’attentato al Museo del Bardo si è detto convinto che “la civiltà vincerà sulla barbarie” e che “la resistenza tunisina ha radici solide”. Parole che, nelle sue dichiarazioni, si sono intrecciate con l’orgoglio per aver dato il via alla Primavera araba e con la determinazione a difendere la “rivoluzione”.
Oggi in Tunisia restano però forti lo sgomento e la paura, come conferma la missionaria, che chiede di poter restare anonima. Convinta della necessità di prese di posizione come quella ribadita oggi, nel 59° anniversario dell’indipendenza, da chi in Avenue Bourguiba ha marciato dietro lo striscione “Il terrorismo non è né musulmano né tunisino”.
Poche ore dopo è stato annunciato l’arrivo a Tunisi, il 31 marzo, del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue Federica Mogherini.(Fonte MISNA)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)