Turchia, contro le adozioni internazionali: reclama i bambini turchi affidati a famiglie europee “cristiane”

Creato il 27 febbraio 2013 da Iljester

Ora la Turchia del premier islamico finto moderato Recep Tayyip Erdogan usa i bambini, per mostrare ancora una volta che non può entrare in Europa. E’ proprio con il Vecchio Continente che se la prende il presidente del Consiglio turco, reclamando indietro i bambini che, a suo dire, sono stati sottratti a famiglie “turche musulmane”, per essere adottati a famiglie “europee cristiane”.

Questi bimbi sarebbero circa 5.000, secondo Sefer Ustun, presidente della commissione diritti umani della Grande Assemblea turca; bimbi che avrebbero il “sacrosanto diritto” di crescere “in una “famiglia vicina alla loro cultura”, ha detto Ustun.

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In particolare la Turchia chiede che venga tolto ad una coppia di lesbiche olandesi il piccolo Yunus, affidato alle due donne all’età di sei mesi. A riguardo, ha detto il vicepremier turco Bekir Bozdag:

L’ambasciata in Olanda dovrà rivolgersi ai tribunali locali facendo valere una violazione dei diritti umani e il rischio di danni psicologici per il piccolo Yunus”.

La Turchia dovrebbe sapere che tanti cristiani in Europa sono contrari all’adozione di un bambino da parte di una coppia omosessuale e che non tutti i Paesi europei, giustamente, l’accettano (compresa l’Italia). Per cui Erdogan e i suoi tengano fuori il cristianesimo e i cristiani da questa disputa che essi hanno creato per fini politico-religiosi. Si chiedano piuttosto perché quei bambini di origine turca siano stati sottratti alle famiglie d’origine: al di là della specifica scelta di affidare il piccolo Yusuf ad una coppia omosessuale in Olanda, dev’esserci un motivo se i piccoli in questione stanno con altre famiglie, indipendentemente dalla religione e dalla nazionalità. 

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Erdogan, inoltre, sembra stia riportando indietro l’orologio per la popolazione turca, non più laica come prima (i laici stessi temono il primo ministro estremista)… . E’ più che lecito supporre dunque che questi bambini vivano meglio, in generale, in un contesto europeo e “cristiano”. Si eviti perciò di fare strumentalizzazioni politiche, guerre legali, culturali e religiose sulla loro testa.


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