Turchia, donna decapita il suo stupratore e ne getta in piazza la testa

Creato il 03 settembre 2012 da Istanbulavrupa

Questo è il titolo di un breve testo pubblicato oggi sul Fatto quotidiano online, che riprende due lanci di agenzia dell’Ansa e dell’Adnkronos (a loro volta traduzioni adattate di un articolo di Hürriyet Daily News, uno dei due quotidiani turchi in lingua inglese).

I fatti: una donna di 26 è stata ripetutamente e sistematicamente stuprata, ha ucciso il suo aguzzino a fucilate, lo ha poi decapitato e ne ha gettato la testa in piazza; è incinta al quinto mese di gravidanza, vorrebbe abortire ma la legge non lo permette, minaccia di uccidersi se non le sarà concesso (ma contrariamente a quanto si afferma sul Fatto, NON rischia le pena di morte: che è stata abolita su richiesta dell’Ue nel 2004). A dire il vero, però, sui giornali turchi si è anche detto che i due – entrambi sposati – fossero in realtà amanti: e che l’accusa di stupro sia nata in seguito, come giustificazione (questo spiegherebbe il riferimento ad alcune foto compromettenti che l’amante magari accantonato ha minacciato di diffondere: minaccia che avrebbe spinto la donna a imbracciare il fucile).

Le interpretazioni della redazione del Fatto: “La “secolarizzazione” avvenuta nel secolo scorso ha permesso alle donne turche diversi passi in avanti sul piano dei diritti civili. Il processo però sembra essersi arrestato. Infatti il premier turco Tayyep Erdogan, massimo esponente del partito islamico conservatore, ha annunciato negli ultimi mesi la volontà del suo governo di proibire in modo assoluto l’aborto. Un passo indietro notevole, che fa il paio con l’ombra inquietante che aleggia sulla vicenda della giovane: il delitto d’onore.”

Io sinceramente trovo piuttosto azzardato il parallelo suggerito tra delitti d’onore, questo episodio specifico e le possibili restrizioni alla legislazione sull’aborto: ma poi, cosa c’entra con questa situazione? L’aborto è permesso, in virtù della legislazione introdotta nel 1983, fino alla decima settimana di gravidanza: quindi eventuali restrizioni che l’Akp intenderebbe introdurre non c’entrano nulla.

Tra l’altro, a me questo delitto sembra tutt’altro che un “delitto d’onore” (l’onta di un rapporto osteggiato dalle famiglie o un tradimento): si è trattato di un gesto estremo di una persona sottoposta alla peggiore delle violenze o comunque ricattata. Rimane il fatto che in Turchia la violenza contro le donne è una piaga sociale di primaria e immensa grandezza: e il governo si sta in effetti attrezzando per affrontarla in un modo che si vorrebbe risolutivo (magari un giorno ne parlo compiutamente).


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