Turchia e Norvegia

Anders Behring Breivik, l’assassino fallaciano di Oslo, nel suo manuale del perfetto islamofobo ha inserito anche qualche pagina sulla Turchia. Si tratta prevalentemente di una pseudostoria dell’espansionismo ottomano e dello scontro di civiltà ante litteram, ma non manca qualche passaggio sulle vicende contemporanee: “Erdogan’s efforts to further re—Islamise Turkey are entirely consistent with a return to Turkey’s Ottoman past as the heartland of an Empire established by jihad, and governed by the Shari’a. Indeed, both the current Erdogan administration, and the regime headed by the overtly pious Muslim Erbakan, a decade ago, reflect the advanced state of Islam’s “socio-political reawakening” in Turkey since 1950—1960, when the Menderes government – pandering to Muslim religious sentiments for electoral support reestablished the dervish orders, and undertook an extensive campaign of mosque construction”. Non so da chi ha copiato, ma una Fiamma Nirenstein non avrebbe potuto fare di meglio.

La Turchia è comunque legata al dramma norvegese anche per un altro motivo: una vittima turco-norvegese tra i giovani dell’isola di Utoya, la diciassettenne – nata a Istanbul – Gizem Doğan. Il vice-premier Bekir Bozdağ e il ministro degli esteri Ahmet Davutoğlu sono volati ieri in Norvegia per i funerali, il capo della diplomazia di Ankara ha parlato di Gizem come “il simbolo di una comune coscienza dell’umanità”: che dice a tutti noi “di non permettere alle persone che l’hanno uccisa di rendere reale il mondo che hanno immaginato”. Il mondo di Anders Behring Breivik, il mondo di Fiamma Nirenstein, il mondo di tutti i fallaciani.