Un’altra tragedia colpisce la Turchia. Dopo l’ultimo attentato avvenuto lo scorso gennaio ad Istanbul, in una zona frequentata da migliaia di turisti, poco distante dalla Moschea Blu e dal Topkapi Palace, dove un kamikaze si è fatto esplodere provocando la morte di 10 persone, un’altra potente esplosione è avvenuta ieri sera nella capitale turka, Ankara.
L’autobomba è stata fatta esplodere nel centro della città, mentre passava un pullman di militari, fermo in quel momento ad un semaforo, nella zona di Kizilay, a pochi metri dal parlamento turco e dal quartier generale dell’esercito. La forte esplosione ha provocato la morte di 28 persone e 61 feriti, tra cui anche civili. Terribile la scena all’arrivo immediato delle ambulanze: cadaveri carbonizzati, calcinacci dappertutto, vetri infranti, lamenti dei feriti, auto in fiamme, colonne di fumo, immagini sulla quali l’autorità radiotelevisiva turca, Rtka, ha imposto il divieto di trasmettere.
Il governo riferisce che si è trattato di un attentato ben pianificato, l’esplosione è avvenuta nel momento in cui era in corso una riunione di sicurezza di alto livello nel palazzo presidenziale, alla presenza del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Identificato dalle impronte digitali l’autore della strage, si tratta di Saleh Nejar di 24 anni, entrato nel Paese nel mese di luglio come rifugiato dalla Siria, ed era membro delle milizie curdo-siriane dell’Ypg; sembra che abbia agito con la complicità di altre due persone. L’attentato sarebbe stato eseguito con un’auto noleggiata ad Izmir, ma poi rubata dall’attentatore.
Momenti difficili per la Turchia, molte le tensioni interne ed internazionali, l’Isis alle porte, critica la situazione con la Russia.
Il presidente Recepì Tayyp Erdogan ha mostrato determinazione nel combattere gli autori dell’attacco e le forze dietro l’attentato, inoltre ha ribadito che la Turchia non esiterà a ricorrere al suo diritto di legittima difesa.