di Matteo Zola
La Turchia torna a fare la voce grossa sulla questione cipriota. Come già nel luglio scorso Ankara minaccia di congelare i rapporti con l’Unione Europea se Cipro sud assumerà la presidenza di turno nel secondo semestre 2012. A dirlo è il vice premier Besir Atalai, in visita a Cipro nord, in una dichiarazione ripresa dall’agenzia Anatolian. Attenzione, non gridiamo al lupo: Ankara vuole che sia Cipro tutta intera ad assumere la presidenza dell’Unione. Una Cipro riunificata da un referendum da tenersi nel primo semestre 2012. Un referendum fortemente voluto da Ankara che si è spesa per riaprire i negoziati sulla riunificazione cipriota con la mediazione dell’Onu. Negoziati che dovrebbero portare, in ottobre, a un accordo di massima tra le parti.
Ankara quindi non si scaglia contro l’Europa, così come non tenta di isolare Israele: la Turchia non è il male. Pur perseguendo con vigore i propri interessi geopolitici nell’area, essa non è un fattore di destabilizzazione del Mediterraneo orientale. Anzi, forse è l’esatto contrario. Certo l’Europa deve evitare di “perderla”, magari moderandone la politica estera qualora questa si facesse aggressiva.
Le responsabilità dell’attuale divisione di Cipro sono troppo spesso e troppo facilmente gettate addosso alla Turchia. Cipro è divisa in due parti dal 1974, dopo che le truppe della Turchia invasero e occuparono il 37% del territorio, area che nel 1983 autoproclamarono “Repubblica Turca di Cipro Nord”, dichiarata illegale dall’Onu e riconosciuta soltanto da Ankara. L’invasione turca, avvenuta su avallo inglese, rispettava i trattati internazionali vigenti (di Zurigo e Londra) poiché Turchia e Grecia furono nominate garanti dell’indipendenza cipriota, avvenuta nel 1960 (prima Cipro era colonia inglese).
L’invasione turca fu una risposta al colpo di stato guidato dalla Grecia dei Colonnelli, che mise in fuga il presidente cipriota Makarios. Ad Atene si perseguiva infatti l’énosis, ovvero la “riunificazione” di tutte le isole greche con la madrepatria. Da allora molte cose sono cambiate e sia la Turchia che la Grecia hanno sviluppato sistemi democratici tali da consentire un processo di riunificazione del’isola.
Malgrado ciò, Cipro è nell’Unione Europea dal 1 maggio 2004 e lo è nella sua interezza sebbene nella parte occupata dalla Turchia il governo di Nicosia non possa esercitare la sovranità nazionale. L’adesione all’Unione Europea di Cipro si può leggere come un’insuccesso di Bruxelles colpevole, almeno, di ingenuità. Prima dell’ingresso nell’Unione ai ciprioti fu chiesto di esprimersi in un referendum sull’unificazione (piano Annan). Ai greco-ciprioti, però, l’ingresso fu garantito indipendentemente dal risultato del referendum.
Avvenne così che i turco-ciprioti votarono al 64% per la riunificazione che, invece, fu bocciata dai greco-ciprioti. Garantire l’ingresso a priori ha significato mandare in fumo ogni possibilità di riunificazione causando, tra l’altro, l’irritazione turca il cui ingresso nell’Unione è tutt’ora vincolato al superamento della questione cipriota.