Stagionalità dell’offerta, legata solo alla bellezza estiva delle spiagge, altissimi costi di trasporto in aereo e in nave, guadagni collegati esclusivamente al vitto e all’alloggio e sempre meno introiti legati alle attività dell’indotto. Sono questi i problemi classici del turismo in Sardegna, sempre più mordi e fuggi, sempre più legato alla presenza di turisti stranieri e sempre meno a quella di ospiti provenienti dalla penisola. Ma oggi che anche il New York Times consiglia ai propri lettori di investire nella nostra isola, perché tanti italiani non scelgono più la Sardegna come meta delle loro vacanze?
Una piccola risposta me la sono data personalmente durante questi giorni di festa trascorrendo alcuni giorni in compagnia della famiglia di mio cognato. Cagliaritano di nascita, Gianfranco si è da tempo trasferito in Emilia Romagna dove ha costruito la sua famiglia e il suo lavoro. Lui, di indole generosa e altruista, è andato via dalla Sardegna tanti anni fa per inseguire i suoi sogni e quando può torna a casa per trovare i suoi familiari. Gianfranco è persona molto attenta, rigorosa, di principi saldi. E regolarmente, ogni volta che viene a Cagliari, è costretto a fare un paragone tra due sistemi di vita totalmente diversi: quello sardo e quello romagnolo. E da due diversi modi di intendere il turismo.
Se dalle sue parti il turista, straniero o italiano che sia, è visto come una risorsa e viene curato e trattato con gentilezza e cortesia, qui da noi l’ospite (straniero, continentale ma anche sardo) viene a volte visto purtroppo quasi come un fastidio. Questo accade spesso nelle più gettonate mete costiere dove il turismo è prettamente stagionale oppure nelle grandi città come la nostra amata e multiculturale Cagliari, fortunatamente non nei piccoli centri dell’interno dove il turismo è considerato veramente una risorsa da preservare e dove è rimasta intatta la proverbiale e rinomata ospitalità dei sardi. Ovviamente non si può generalizzare, ma è un dato di fatto che spesso nei negozi, nelle pizzerie, nei locali – che paradossalmente restano chiusi proprio nei giorni di festa in cui potrebbero fare gli affari migliori – lavorano persone che non hanno alcun riguardo per i clienti, la cui indolenza, scortesia e mancanza di gentilezza fanno spesso perdere lavoro e soldi. Altre volte fortunatamente sono proprio la cortesia e l’accoglienza a colpire talmente tanto da fidelizzare i clienti, ancor più di un buon piatto o di un capo di buona qualità. Per non andare troppo lontano, per avere un esempio lampante di cortesia e gentilezza legata al turismo basta fare una visita alle tante “Cortes apertas” organizzate periodicamente nei paesi dell’interno della Sardegna in cui le porte delle case vengono letteralmente spalancate ai turisti.Turismo e cortesia
Questo per dire che il turismo, oltre che di strutture, è anche una questione di cortesia e gentilezza. E in questa epoca di crisi economica la scortesia nel trattare i clienti è un atteggiamento veramente stupido perché allontana la gente dagli esercizi commerciali quasi più del portafogli semivuoto. Trattare male la gente, oltre che da cafoni, è una perdita economica secca. Un gran peccato perché fuori da quei locali, da quelle pizzerie e da quei negozi ci sarebbero tantissime persone disoccupate che farebbero quel lavoro molto meglio. E’ l’identica situazione che si presenta nei posti di lavoro pubblici, quando impiegati indolenti lasciano a marcire le pratiche per mesi creando disagi e difficoltà a chi ha bisogno di un atto amministrativo in tempi brevi. Disagi che sarebbero facilmente risolvibili svolgendo il proprio lavoro con un po’ di solerzia e cortesia.
In molti casi sono semplicemente la scortesia e l’indolenza a bloccare l’economia e problemi che sembrano mastodontici potrebbero essere risolti con un po’ di buona volontà e con un maggiore entusiasmo nello svolgere i proprio lavoro. La civiltà di un popolo è anche questa. E anche il turismo – al di là dei problemi strutturali innegabili della Sardegna – è un fatto di relazioni umane, di cultura e di intelligenza. Se non trova un po’ di cortesia e gentilezza chiunque, turista o conterraneo, ci pensa due volte a ritornare dove è stato trattato male. E’ questa mentalità sempre più diffusa (purtroppo anche tra le nuove generazioni), un mix di presunzione, maleducazione e scarsa intelligenza, che spesso fa scappare dalla Sardegna risorse preziose. Non solo i turisti, che fanno in fretta ad orientare altrove la prua dell’aereo Ryanair, ma anche sardi di valore che scelgono di andare via dalla nostra isola nonostante un profondo legame con la loro terra.