Turismo medico-sanitario: un settore in continua crescita

Creato il 26 febbraio 2014 da Molipier @pier78

Scritto da: Ivan Lagrosa 26 febbraio 2014 in Attualità, Curiosità, Salute, Società, Viaggi e vacanze Inserisci un commento

Una passeggiata a bordo di un elefante, un giro tra le vie di Bombay, un volo turistico per ammirare l’Himalaya e infine qualche giorno di ricovero. Tutto largamente programmato e pianificato. Sì, anche il ricovero.

Negli ultimi anni stanno infatti fiorendo i “pacchetti vacanze” tutto compreso che oltre ad offrire opportunità di svago e divertimento, offrono anche, già che ci siamo, la possibilità di sottoporsi a cure mediche più vantaggiose di quelle offerte dal proprio Paese. Vista la ghiotta fonte di guadagno, oltre all’India, anche la Thailandia, le Mauritius e la Turchia stanno cominciando ad organizzarsi in questo senso.

Perché quindi molte persone decidono di emigrare, giusto il tempo di qualche operazione?

Oltre al minor costo delle cure e alla migliore qualità del servizio, spesso la scelta di rivolgersi al turismo medico-sanitario è obbligata: quando parliamo di procreazione assistita, di cambio di sesso o di suicidio assistito, ci sono Paese che, non permettendo tali trattamenti, costringono appunto a rivolgersi altrove.

Da noi in Italia, le vacanze terapeutiche sono principalmente collegate alle cure odontoiatriche che in Paesi come la Croazia, l’Ungheria e la Romania costano decisamente meno.

Prima di vedere quali sono i numeri di tale fenomeno, è importante ricordare che lo scorso 25 ottobre l’Europa è intervenuta per cercare di regolamentare in qualche modo la situazione. La Direttiva Comunitaria sulla Sanità transfrontaliera sancisce da una parte il diritto di ogni paziente di scegliere il Paese dell’Unione nel quale sottoporsi alle cure e dall’altra il dovere dello Stato di appartenenza a rimborsare il paziente per le spese sostenute: tale rimborso non potrà essere superiore al costo che quella cura avrebbe avuto in patria e non è previsto per cure che non siano comprese tra quelle erogate dallo Stato di appartenenza. In pratica se decidi di suicidarti all’estero – in modo assistito -  lo fai a spese tue.

Ora un po’ di numeri.

Nel 2009 gli Italiani che si sono recati in altri Paesi per curarsi sono stati 20.000, nel 2012 184.000 e nel 2013 sono stati, si stima, circa 200.000. Numeri relativamente bassi se confrontati con quelli dell’America dove ben 6 milioni di cittadini sono espatriati, tra il 2010 e il 2012, per risparmiare fino all’85 per cento sulle cure mediche di cui avevano bisogno. La sanità americana non è certamente conveniente come la nostra. Sulla qualità invece il discorso cambia: la sanità italiana è infatti al ventunesimo posto sui trentaquattro sistemi nazionali europei (il podio è occupato da Olanda, Danimarca e Islanda).

Benché la Germania non si posizioni in modo ottimale nella classifica, è comunque diventata la quarta destinazione al mondo per turismo medico, preceduta da India, dalla Thailandia e dagli Stati Uniti.

In questo settore l’Italia ha comunque un potenziale di crescita non indifferente, rappresentato principalmente dalla possibilità che abbiamo, con poca concorrenza, di offrire soggiorni climatici.

Fonte | Quadrantefuturo.it

Sanità Turismo medico unione europea 2014-02-26

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