"Turn the page" (volta la pagina)
cantavano i Metallica - nella cover di una canzone di Bob Seger - e questa canzone l'ho sempre associata al ciclismo e alla vita. Di voltare pagina il ciclismo ne avrebbe veramente bisogno, quelle pagine di un libro antico che meriterebbero ben più delle mani unte di chi non paga giusto rispetto e tributo a chi quel ciclismo l'ha scritto e a chi continua a scriverlo con impegno, passione e sacrificio. E se le pagine principali le scrivono i grandi autori ecco che noi, gli amanuensi del pedale, provvediamo ad arricchirlo di piccole miniature personali."Here I am, on the road again, there I am, up on the stage there I go, playin' star again, there I go" (eccomi qui, ancora sulla strada, sopra il palco, a fare ancora la star vado).
Mormoro le parole, mentre con l'autobus mi dirigo al lavoro e come tanti ciclisti mi sento un pò campione, di me stesso perlomeno, quando tra mille sacrifici strappo qualche ora al ritmo frenetico, di lavoro e famiglia, e mi ritrovo ancora una volta sulla strada. Un campione come tutti del campionato della vita, che ci vede tutti partecipare e mai vincere.
"You're a million miles away, every ounce of energy, you try and give away as the sweat pours out your body”, (sei lontano milioni di miglia, cerchi di dar via ogni goccia di energia e il tuo corpo versa sudore)
Canto nella mia mente, mentre il mio sguardo attraverso il vetro e si posa sul Carega lontano e penso che il sudore siano un po’ come lacrime che il corpo versa in nome di una passione che a volte crea e distrugge i suoi stessi miti, in nome di una ragione che non capiamo o molte volte non vogliamo vedere, noi stessi figli illegittimi di un’ipocrisia nascosta nelle pieghe del nostro sport.
“Turn the page” (volta la pagina)
Dovremmo proprio voltare pagina ma il libro è sempre più logoro anche se, nonostante tutto, resiste perché c’è sempre qualcuno che si sforza di ripulirlo dalle macchie fatte dalla chimica sportiva, di dare una sistemata alle sue pagine strappate o stropicciate.
"Here I am, on the road again, there I am” (eccomi qui, ancora sulla strada, eccomi qui)
L’autobus prosegue e penso che anch'io quest’anno volterò pagina nel mio piccolo, nel rispetto del mio mezzo secolo di vita che mi vede sempre più vicino ad un ciclismo diverso, forse immaginario e mai esistito, e con sempre più tenerezza guardo a quei settantenni e più, che su bici e con indumenti molte volte d’antan, partono allegri e sorridenti in sella alle loro vecchie bici. Quando ci parlo, sorridono e mi dicono che perdiamo troppo tempo dietro pesi e cambi, colori e tempi. Chissà se anche loro hanno avuto il nostro stesso disincanto, hanno provato la delusione nel sentire notizie riguardanti chi fino a poco prima avevi pensato fosse un vero campione, se hanno trattenuto come noi le lacrime quando Pantani vinceva il Tour e il Giro o quando - parafrasando i Nomadi – il vuoto gli toglieva tutto e il gioco finiva. Forse avranno pianto per Coppi nella gioia e nel dolore e forse loro non sono altro che noi stessi tra vent’anni e più, anche loro una volta giovani pieni di testosterone, a testa bassa e con le mani sul manubrio ed ora a lì a guardare la strada, con i loro pochi capelli bianchi al vento, sorridenti, e noncuranti delle meccaniche celesti del ciclismo odierno. "Here I am, on the road again” (eccomi qui, ancora sulla strada)
Ed eccomi ancora una volta sulla strada, sentiero o bitume che sia, lontano dalle politiche del ciclismo, da commentatori tv e giornaliste pseudo - sportive che ti allontanano da una diretta tv o che a volte ti obbligano a togliere l’audio, dall’ipocrisia di ciclisti sporchi con i quali a volte magari hai pure pedalato e che si avvelenano per la corsa del paese. L’autobus prosegue la sua corsa, in lontananza vedo ancora il Carega baciato dal sole di mattino d’inverno e penso ai giri che ho fatto e che farò, cibandomi di ricordi e di uscite future.
“Turn the page....."^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^