I primi tre decenni dell’Ottocento sono anni di grande di cambiamenti per la Gran Bretagna che con l’affermarsi della rivoluzione industriale diventa la nazione più potente del mondo. Gli incredibili progressi della scienza e della tecnologia portano allo sviluppo della macchina a vapore e al suo utilizzo per ferrovie e navi, rivoluzionando così i trasporti e le comunicazioni. Ma se da un lato l’industrializzazione porta la ricchezza e il consolidamento della ricca borghesia vittoriana a cui appartiene John Ruskin (1819-1900), dall’altro determina il costituirsi di un proletariato urbano che vive un degrado sociale e morale dapprima sconosciuto.
Come spesso accade in queste situazioni, gli intellettuali dell’epoca sentono più che mai il bisogno di alternative all’inarrestabile progresso scientifico e tecnologico che aveva spogliato la Natura del suo mistero. E così, insieme all’amore per la Patria e per la storia portati dalla Rivoluzione francese, si afferma durante il Romanticismo anche un altro mito: il paesaggio. Dapprima considerata un genere minore, limitata a mestieranti che si guadagna da vivere con vedute pittoresche di parchi e dimore di campagna e non ad un artisti seri, la pittura di paesaggio acquista una nuova dignità nel XVIII secolo quando grandi artisti come Thomas Gainsborough (1727-1788) cominciano a dipingere paesaggi, sebbene idealizzati.
Ma saranno J.W.M. Turner (1775-1851) e John Constable (1776- 1837) a portare la pittura paesaggistica a tali altezze da poter competere con la pittura storica. Nati ad un solo anno di distanza, tuttavia questi due giganti del paesaggio britannico non avrebbero potuto essere più diversi. Basso, rozzo e grassoccio, Turner era il figlio di un barbiere di Covent Garden, un autodidatta, arrogante ed ambizioso determinato a provare agli occhi del mondo che la pittura inglese poteva rivaleggiare e persino superare in grandezza quella dei grandi maestri del passato. Personaggio eccentrico e solitario, non si sposò mai, preferendo la compagnia dei suoi pennelli a quella degli altri esseri umani. L’esatto opposto di Constable che non solo proveniva da una famiglia della ricca borghesia di campagna della contea del Suffolk, nell’Est dell’Inghilterra (suo padre era un mercante di cereali), ma era anche bello, elegante, raffinato, oltre ad essere un marito e padre felice. Sua moglie, Maria Bicknell era figlia di un avvocato del luogo; i due si sposano nel 1816 dopo un lungo e contrastato fidanzamento e dalla loro unione nacquero sette figli.Ciò che accomuna questi due artisti tuttavia è il modo in cui guardano al paesaggio, cercando di catturarne lo spirito anziché l’esatta topografia. Ma le similitudini si fermano qui.Eletto Associato della Royal Academy nel 1799, Turner ne diventa membro a tutti gli effetti nel 1802, a soli ventisette anni, mentre Constable dovrà aspettare i cinquantatre. Turner si forma nell’ambito della tradizione pittorica settecentesca stabilita da Joshua Reynolds (1723-1792), e i suoi paesaggi ricordano gli sfondi delle opere dei grandi maestri del passato come Tiziano e Poussin, anche se fin da subito nelle sue tele è palpabile l’interesse per gli effetti atmosferici e per l’uomo in balia delle forze della Natura. E se per Turner il successo arriva presto, Constable non ottiene che un modesto riconoscimento in vita.
Turner trae ispirazione dalla Bibbia, dalla storia e dalla mitologia per i suoi soggetti. I suoi sono quadri registrano i grandi cambiamenti della società e, come le poesie e i romanzi del tempo, reclamano una contestualizzazione storico-sociale per essere pienamenti compresi: non si può guardare The Fighting Temeraire (1839) intraprendere il suo ultimo viaggio verso lo smantellamento senza vedere nel vecchio vascello una metafora del presente, di un Paese in rotta verso la modernità. Come Constable, anche Turner è affascinato dal cielo, ma il suo deve essere luminoso come quello del suo eroe Claude Lorrain. Turner lo ammira a tal punto che nel suo testamento chiede che due delle sue tele siano appese permanentemente alla National Gallery accanto a quelle di Claude. Un desidero che da sempre è stato rispettato, e che forse anche Claude avrebbe approvato.
J.M.W. Turner, The Fighting Temeraire, 1839. ©The National Gallery
Per Constable, invece la tradizione che Turner vuole rivaleggiare e superare non è che un ostacolo a ciò che vuole esprimere. Non che il nostro pittore-gentiluomo non ammiri i grandi del passato, che molto ha appreso da maestri come van Ruysdael e Gainsborough, oltre che da Claude Lorrain. Ma vuole dipingere quello che vede con i suoi occhi, non con quelli di Claude. Vuole essere il più possibile fedele alla realtà, e per questo disegna all’aperto, immortalando il mondo circostante in veloci schizzi ad olio che poi rielabora nel suo studio, al contrario Turner che di rado dipinge all’aperto (e anche quando lo fa le città e i luoghi dei suoi dipinti sembrano spesso lontani dalla realtà) e che si concede enormi licenze poetiche per trasmettere uno stato d’animo.
Certo, se paragonati a quelli di Turner che rischiava la morte scalando le Alpi per dipingere quegli spettacolari acquerelli tanto apprezzati dai suoi numerosi ammiratori-acquirenti in patria, i semplici paesaggi di Constable sembrano soggetti modesti e provinciali. Turner viaggiò molto e molto lontano, visitando la Germania, la Danimarca, l’Italia, la Francia e la Svizzera. Constable, al contrario, non lasciò mai l’Inghilterra perché come Jane Austen (1775-1817), il suo universo era nella campagna del Suffolk, nelle colline di Hampstead e nel cielo che le copriva. E come la sua celebre contemporanea scrittrice, anche Constable ha l’innata capacità di vedere il grandioso nel quotidiano, anche se proprio la quieta bellezza della sua arte lo ha relegato per anni all’ombra della sua più teatrale controparte londinese.
Con le loro visioni di pascoli e di una campagna che prospera con il lavoro dell’uomo, i paesaggi di Constable sembrano usciti da Le Georgiche di Virgilio, ma allo stesso tempo rappresentano un microcosmo minacciato dalla rivoluzione industriale e dalle riforme agrarie.
E se dipingere per Constable è solo un altro modo per ‘sentire’, allora è chiaro che la vera anima dell’artista è nei piccoli schizzi ad olio che produce in preparazione delle tele più grandi: non rovine romantiche o epiche storie, ma spiagge, prati verdi e nuvole. Soprattutto nuvole – che l’artista dipinge in modo ossessivo, documentando la direzione del vento, della luce e all’ora della giornata. Resi con larghe pennellate cariche di colore, questi schizzi su carta sono opere straordinarie.Veduta emozionata o veduta emozionante? Il mago-Turner o il tecnico-Constable? Quella sul chi sia il più grande paesaggista britannico è una diatriba che si trascina da centocinquant’anni. Ma l’arte di entrambi questi grandi maestri rompe in modo definitivo con la tradizionale pittura di paesaggio, offrendo gli artisti futuri la possibilità di intraprendere due strade diverese. Potevano diventare visionari come Turner. O, come Constable, decidere di tenere i piedi ben piantati per terra e gli occhi fissi sulla realtà. Gli impressionisti certo sapevano quello che facevano quando scelsero la seconda.
(Paola Cacciari)
Pubblicato su Londonita
Dove potere ammirare le opere di Turner e Constable:
Tate Britain, Millbank, London SW1P 4RG.
The National Gallery,Trafalgar Square, London WC2N 5DN.
Victoria and Albert Museum, Cromwell Road, London SW7 2RL