“turner”: here comes the sun
Creato il 24 febbraio 2015 da Valentinaariete
@valentinaariete
Il regista Mike Leigh racconta la vita fatta di contrasti del pittore William Turner, sublime catturatore di luce, interpretato da Timothy Spall, premiato a Cannes come migliore attore protagonista
La sublime potenza della luce catturata su una tela, lo splendore eterno del sole e la vita di un semplice uomo per sua natura trascinato verso il basso dall’effimera esistenza umana, appesantita da bisogni fisiologici, paure, dolori e passioni, ma in grado di elevarsi sopra i suoi simili grazie a un dono quasi mistico: maestro dalla pittura paesaggistica e mago del colore, tanto da anticipare il movimento Impressionista, Joseph Mallord William Turner è uno dei grandi dell’800, entrato alla Royal Academy of Arts a soli 14 anni e noto con il soprannome di “pittore della luce”.
Una figura in genere poco approfondita, di cui si conoscono lo stile e le tele più famose, ma che raramente è apprezzata andando oltre l’osservazione dei suoi quadri alla National Gallery di Londra. In netto contrasto con la bellezza quasi eterea dei suoi acquerelli marini o la forza pastosa dei suoi paesaggi più drammatici, il Turner privato era un uomo come tanti, non bello, sgraziato, con un rapporto difficile con la madre e la moglie, distrutto dal dolore prima per la perdita dell’amata sorella e poi del padre, barbiere illetterato divenuto il suo primo ammiratore e assistente, la cui scomparsa gettò il pittore in una profonda depressione. Amante del cibo, del vino, del sesso e dell’ironia, Turner non accettava compromessi, non sopportava la stupidità e si esprimeva spesso con grugniti e monosillabi, dando di sé un’immagine non propriamente amabile, in netto contrasto con la bellezza struggente delle sue opere.
Una figura dunque piena di contrasti, fatta di luce e buio, in cui sublime e terreno si fondono, creando un personaggio affascinante, che non poteva non intrigare Mike Leigh, regista inglese che ha fatto del racconto della vita quotidiana anche nei suoi aspetti più sgradevoli il suo tratto distintivo. Rimanendo fedele alla sua idea di cinema, Leigh non realizza un classico biopic in cui la vita del personaggio in questione è raccontata per filo e per segno, ma sceglie di analizzare gli ultimi 26 anni del pittore, ormai adulto e affermato, in lotta con i suoi demoni interiori e perennemente in contatto con la morte e la perdita. Per raccontare Turner e la vita della prima metà dell”800, Leigh compie un grandissimo lavoro di ricostruzione storica, non abbellendo i suoi personaggi rendendoli più simili ai canoni estetici di oggi e curando tutto nei minimi dettagli, dalla sporcizia degli ambienti al decadimento di pelle e denti, fino a non far lavare con frequenza i capelli ai suoi attori, per rendere i personaggi il più verosimili possibile.
Attraverso il racconto di vari episodi della vita di Turner, Leigh costruisce un racconto che ha il grande respiro della vita, in cui ogni frammento va a comporre un disegno più grande, come se ogni momento rappresentato fosse una pennellata all’interno di una tela, creando un parallelo interessante tra il lavoro del pittore e quello del regista, entrambi intenti a catturare la vita nelle loro opere.
Ad aiutare il regista nella sua impresa sono la straordinaria fotografia di Dick Pope, che fa davvero risplendere la pellicola di luce, quasi come se l’essenza dell’arte di Turner si materializzasse a ogni fotogramma, e il suo protagonista, Timothy Spall, un Turner sanguigno e vorace, intento a sputare sulle sue tele, a gettarsi sui colori come un animale, in grado di dare sfumature diverse a grugniti e versi gutturali, dando corpo e spessore alla sua interpretazione, per la quale si è preparato due anni e mezzo imparando davvero a dipingere, e per cui è stato premiato come migliore attore al Festival di Cannes.
Notevoli anche le prove delle due donne fondamentali nella vita del pittore: Sophia Booth, proprietaria di una locanda rimasta due volte vedova che si occupa di Turner negli ultimi anni della sua vita, interpretata da Marion Bailey, che compie uno straordinario lavoro sull’accento e sulla risata che caratterizza il personaggio, e soprattutto Hannah Danby, la sua domestica, trattata come un oggetto dall’artista, utilizzata per le sue repentine voglie sessuali e poi immediatamente dimenticata e lasciata sullo sfondo, che, grazie all’intensità di Dorothy Atkinson, in grado di comunicare tutta la sofferenza e anche la tenerezza del suo personaggio senza pronunciare quasi mai parola, è lo sguardo in contrasto con quello di Turner, relegata a una dimensione piccola e oscura, ma in grado comunque di compiere grandi sacrifici in nome del bello e dell’amore.
Turner è dunque un viaggio alla scoperta di uomo normale dotato di un dono straordinario, ma anche una riflessione sull’arte, la perdita e la morte, sul progresso e sul significato di essere artisti, sulla bellezza sorprendente che può trovarsi in brevi attimi della vita di una persona, importanti e allo stesso tempo insignificanti di fronte alla magnificenza e alla grandezza della natura, rappresentata dal sole, potenza divina in grado di ispirare una vita intera.
Timothy Spall
La citazione: "Il Sole è dio"
Hearting/Cuorometro: ♥♥♥♥
Uscita italiana: 29 gennaio 2015
Titolo originale: Mr. Turner
Regia: Mike Leigh
Anno: 2015
Cast: Timothy Spall
Colore: colore
Durata: 149 minuti
Genere: biografico
Sceneggiatura: Mike Leigh
Fotografia: Dick Pope
Montaggio: Jon Gregory
Musica: Gary Yershon
Paese di produzione: Regno Unito
Casa di produzione: Film4, Focus Feature International
Distribuzione italiana: BIM Distribuzione
Pubblicato su XL.
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