Con questa iniziativa popolare i Verdi hanno scelto una via per mostrarsi particolarmente attenti su un tema quanto mai attuale come il lavoro. In questo modo essi escono dal luogo comune secondo il quale gli ecologisti si occuperebbero solo di ambiente, cosa peraltro non vera. Il mio timore è, però, che questa mossa sia anche in parte utile ad approfondire il divario con la sinistra, gettando le basi per una mediatizzazione, a volte forse un po’ strumentale, di questa contraddizione. Sarà una geniale mossa di marketing politico immediato, ma sul lungo periodo dubito possa favorire la costruzione di una cultura diffusa, sensibile ai temi sociali ed ecologici, come sarebbe auspicabile per il Ticino e come molti elettori comunisti, socialisti ed ecologisti vorrebbero.
Quella dei Verdi è evidentemente una scelta politica legittima, ma che non mi appartiene e che anzi suscita non poche perplessità proprio per il contributo che le idee ambientaliste ritengo debbano continuare a dare al dibattito interno alla sinistra. In quest’ottica, peraltro, è nata l’idea di una “svolta eco-socialista” nel Partito Comunista, rimettendo in discussione almeno in parte alcuni miti laburisti e produttivistici della sinistra storica. Se i Verdi ci avessero coinvolto nella stesura dell’iniziativa avremmo portato il nostro contributo attivo per migliorarla e magari costruire su di essa un’ampia convergenza progressista e sindacale. Ipotesi su cui siamo, eventualmente, sempre disposti a lavorare, in pieno spirito unitario.