La casa editrice Minibombo – che seguo con interesse fin dal primo albo e che finora ha inanellato una mossa azzeccata dopo l’altra – ha da pochissimo ideato quello che promette di diventare un amatissimo, giocoso e irresistibile, personaggio seriale per i più piccini: Tutino.
Protagonista di due deliziosi albi appena usciti in libreria– “Tutino e la pozzanghera” e “Tutino e l’albero” – il vivace e sorridente bambino, che porta la firma di Lorenzo Clerici, cela nella sua semplicità una sorprendente rispondenza alle esigenze dei piccolissimi lettori, approssimativamente a partire dall’anno e mezzo di età.
Tutino è curioso e intraprendente, come ci rivela la quarta di copertina, ama giocare all’aria aperta e scoprire la natura.
Ha un look personalissimo che lo rende immediatamente simpatico: indossa tute di animaletto complete di tutti gli optional, una diversa ad ogni avventura, e diviene così, allo stesso tempo, bimbo e bestiolina umanizzata, riuscendo a rendere, in un’invenzione sola, quella profonda simbiosi con l’universo degli animali nella quale solo i bambini riescono.
In ciascuna delle sue storie, due al momento, il buffo e tenero protagonista si trova alle prese con la scoperta e l’esperienza diretta di un differente elemento naturale: l’acqua lasciata nelle pozze dopo la pioggia, nel primo, un frondoso e robusto albero, nel secondo.
Entrambi gli albi presentano, oltre allo stesso formato e la stessa grafica, anche un medesimo andamento narrativo.
Questo è un elemento di rassicurazione: i bambini piccoli amano la ripetizione di schemi perché permette loro di contenere l’ignoto entro i limiti di una previsione possibile, come fosse un recinto che tiene a bada uno sconfinamento che potrebbe essere difficile da gestire.
La ripetizione inoltre aiuta l’apprendimento, facilitando la memorizzazione e permettendo una proficua familiarizzazione con il racconto e l’oggetto libro.
Tutino decide di andare a zonzo, col suo bel vestitino, in un caso da paperella, nell’altro da furbo volpacchiotto. E così incontra ora un’invitante e lucida pozzanghera, ora un solido albero con i rami a portata di giochi infantili.
Nell’acqua ci si può specchiare, si possono immergere i piedini – ben protetti da gialli stivali di gomma – schizzare e lasciare impronte tutto intorno. Si può sperimentare il peso degli oggetti divertendosi ad osservare come un sasso vada a fondo e una foglia resti a galla.
Tra le pagine di entrambe le avventure si intravedono, di tanto in tanto, dei misteriosi personaggi, verdi in un caso, fulvi nell’altro…Chi saranno?
Con tanti amici intorno non si può certo dir di no al gioco e così il nostro amico birichino sperimenterà quanto è spassoso far festa tutti insieme.
Sono tanti gli aspetti dei due albi che vorrei evidenziare, quindi proverò a procedere per ordine.
Innanzitutto Tutino è un protagonista perfetto per quello che Luigi Paladin ha definito affiancamento simbiotico.
Un bimbo di pochi anni infatti non è in grado di compiere un vero e proprio processo di immedesimazione emotiva con un personaggio di racconti perché non è ancora uscito dalla fase ego-centrica del proprio sviluppo psico-emotivo.
Ha bisogno quindi di trovare nei libri protagonisti che gli permettano di fare con, cioè di identificarsi nell’azione più che nel sentimento.
Le vicende di Tutino sono quindi ottime perché sono storie d’azione, racconti del fare. Egli incontra esperienze che il piccolo lettore è in grado di comprendere, affronta situazioni che questi vorrebbe affrontare – o magari ha già affrontato.
E lo fa con gioia, sicurezza ed autonomia, con un pizzico di monelleria che scongiura ogni insopportabile intento pedagogico-educativo.
E’ un simpatico apripista, un modello per il bimbo che legge, non di buone maniere ma di sperimentazione, curiosità e crescita.
Tutino si confronta sia con l’esperienza solitaria che con quella condivisa, quando, nelle ultime pagine, i compagni di gioco vengono allo scoperto e con loro si può ri-saggiare ciò che precedentemente si era conosciuto.
Le sue avventure inoltre, pur essendo realistiche in quanto non contenenti elementi immaginari, seguono lo schema e la logica della fantasia infantile.
Tutino è solo, è libero, è artefice delle sue vicissitudini, non trova limite nel divieto adulto, non è soggetto al giudizio giusto-sbagliato, lecito-illecito.
Il suo è quindi un percorso che di fatto non si verificherebbe mai (quale bimbo di pochi anni potrebbe andarsene a spasso solo?) ma che è perfettamente rispondente alla modalità con cui un bambino figura se stesso, nella dimensione speciale dell’immaginazione e del gioco dove egli mette alla prova e sviluppa la sua autonomia.
Spostando l’attenzione dal protagonista alla struttura della narrazione, si può affermare che quelle presentate sono a tutti gli effetti protostorie, racconti quindi che aiutano il precocissimo lettore e passare dai primi libri di immagini e parole ai successivi racconti.
Le protostorie sono molto semplici ma presentano un filo narrativo, un concetto spazio-temporale, una serie di azioni e di personaggi, un rapporto causa-effetto…tutti elementi fondamentali per lo sviluppo cognitivo del bambino che impara così a seguire una storia, comprendendone istintivamente il meccanismo e facendo esperienza del piacere che può trarne.
In questa prima struttura elementare, le azioni vengono presentate una per volta, senza accavallarsi, con poche parole che permettono al piccolo di focalizzare l’attenzione senza disperderla.
Per rendere poi, comunque, dinamica la narrazione, sul finale viene introdotta una sorpresa, un elemento di movimento che impedisce al racconto di appiattirsi e risultare monocorde o noioso.
Ancora, gli albi si avvalgono di vari gli stratagemmi funzionali per rendere l’oggetto libro attrattivo e facile da seguire per un bimbo piccolo.
Il racconto si sviluppa su doppia pagina nella quale, quasi sempre, il testo è mantenuto sulla sinistra e l’illustrazione a destra. Solo nelle ultime facciate, per incontrare anche una richiesta di movimento avanzata dallo sviluppo stesso della storia, elemento testuale e iconico si mescolano ma senza generare effetto caotico o confusione visiva.
Tutt’altro, le immagini sono estremamente semplici e pulite, quasi stilizzate, gli sfondi rigorosamente bianchi, l’uso del colore parco e sempre rispondente alla realtà (questo aiuta il bambino ad associare ed imparare a riconoscere le diverse tinte).
Le figure, comunque, pur nella loro basilarità ed essenzialità risultano ricche di brio e sono capaci di ispirare allegria.
Anche i pochi tocchi espressivi – bocca in su o in giù, braccia alzate o abbassate – sono efficaci nel comunicare emozioni e sensazioni, come anche le pose del corpo e la costruzione delle scene sanno rappresentare il movimento.
Inoltre le parole utilizzate non sono banali e, a parità di situazioni, nei due albi vengono presentati dei sinonimi per lo stesso temine (come ad esempio salto e balzo, vado in giro e vado a zonzo, sollazzo e far festa…).
La ricercatezza, naturalmente mantenuta entro certi limiti, della lingua, anche quando si tratta di pubblicazioni per i più piccoli, è apprezzabile nonché coraggiosa e, oltre a permettere ai bambini di imparare e arricchire il loro lessico, denota gran rispetto e considerazione per l’infanzia.
E di questo non possiamo che rallegrarci.
(Come di consueto, sul sito di Minibombo sono disponibili le applicazioni per giocare con Tutino anche digitalmente)
(età consigliata: da 18 mesi)
Se i libri ti piacciono, comprali qui: Tutino e la pozzanghera
Tutino e l’albero