Tu mi devi una parte di vita. Una parte intensa, importante, essenziale. Come pensi di restituirmela? Forse a brandelli, così com'è adesso? No, non ci pensare nemmeno per un attimo che io ti permetta di aver usato la ricchezza per poi ridarmi solo miseria. La mia casa pretende calore, lo stesso che ti ho dato e che tu hai morbosamente rapito e fatto tuo. Non mi risponderai con un freddo glaciale, con parole gelide, con i tuoi freddi silenzi, perché la mia infelicità è assordante. Io riconosco solo che mi hai tolto questa ricchezza insieme alla voglia di camminare ancora. Sono smarrita e tu lo sai, mi hai condannato in una gelida riserva di indifferenza che ha sempre agguantato stretto la tua vita e volevi qualcuno con cui dividerla a metà. Incespico senza la spinta di una parte di me, morta dentro un cuore malato. Ora rimodella quello che hai distrutto, ce la farai perché tu sei di mestiere, conosci la pozione magica delle parole, quelle esplosive, quelle tenere e confortanti, quelle ammaliatrici, quelle che irradiano la luce. Non importa se dovrai distruggere altre cose per ridarmi le mie immense sensazioni, io le rivoglio. Sei un usurpatore che vive solo contro tutti e di tutti ti cibi. Alla fine del mio sogno, io vedevo solo speranza mentre tu mi depredavi, mi sdoppiavi per arraffare metà della mia essenza e cibartene. Per me non c'è stato un domani e un dopo, no, non me lo hai permesso. Mi sono svegliata da quel sogno e dentro quell'imbuto oscuro non voglio più scivolare, quel bianco intenso, mascherato non mi accecherà più. Mi rivoglio, rivoglio tutta me stessa senza condizioni. I miei giorni di lotta estrema sono finiti. Ora rivoglio tutta me stessa.
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