Il soldato spara per ammazzare il nemico, un suo fratello.
Nelle Satire (X, 356), Giovenale ricorda a tutti noi: “Mens sana in corpore sano”.
Il soldato per poter esser tale deve dunque avere una mente sana in un corpo altrettanto sano.
Lo scrittore è un soldato il cui compito è quello di eliminare i suoi simili.
Ma pochissimi sono i veri soldati nati per uccidere.
E ancor più pochi sono i veri scrittori, nati per essere dei soldati.
Soldati e scrittori devono saper uccidere il proprio avversario, senza remore né pietà. Poco importa che esso sia un loro fratello. Sul campo di battaglia porta a casa la pellaccia chi più preparato nella mente e nel corpo.
L’addestramento della mente e del corpo è sul campo di battaglia. Chi si illude di poter diventare un soldato, o uno scrittore, leggendo dei manuali, si scava la fossa da solo.
Su gli editori c’è ben poco da sapere: tutti sono un po’ mafiosetti. Ma alcuni sono peggio di altri, organizzati in vere e proprie Caste, per cui pubblicano solamente gli amici e gli amici degli amici; la regola che seguono è quella de ‘la lunga catena dell’amicizia’ (Cap. XI, I promessi sposi, Alessandro Manzoni):
“Una delle più gran consolazioni di questa vita è l’amicizia; e una delle consolazioni dell’amicizia è quell’avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d’uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d’un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, è vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione. Così, d’amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell’immensa catena, tanto che arriva all’orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non lasciarlo arrivar mai. Avrebbe però ordinariamente a stare un gran pezzo in cammino, se ognuno non avesse che due amici: quello che gli dice, e quello a cui ridice la cosa da tacersi. Ma ci son degli uomini privilegiati che li contano a centinaia; e quando il segreto è venuto a uno di questi uomini, i giri divengon sì rapidi e sì moltiplici, che non è più possibile di seguirne la traccia”.
Bene, soldati e scrittori, null’altro v’è da sapere. Combattete e portate a casa la pellaccia se vi riesce.
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