
Capire la posizione del nostro pianeta nell’Universo è da sempre uno dei quesiti più importanti ai quali si vorrebbe rispondere.
Pare che una risposta, sulla base di considerazioni teoriche, ci sia: la Terra è comparsa abbastanza presto nella storia dell’Universo e questo è un vantaggio da un punto di vista osservativo e di conoscenza del nostro Universo. Permette, infatti, di tracciare le nostre origini partendo dal Big Bang e passando attraverso la formazione delle galassie, la loro evoluzione nel corso del tempo, fino ad arrivare ad oggi. La radiazione cosmica di fondo nelle microonde è la prova che il Big Bang c’è stato e fra un trilione di anni sarà quasi cancellata a causa del fenomeno dell’espansione.
Una seconda considerazione che emerge, sempre sulla base teorica, è che maggior parte dei pianeti simili alla Terra, per dimensioni e posizione rispetto alla stella madre, devono ancora formarsi.
Quando la Terra si è formata, 4,6 miliardi di anni fa, esisteva solo l’otto percento dei pianeti potenzialmente abitabili che si formano nel corso della vita dell’Universo.
Dieci miliardi di anni fa l’Universo formava stelle a un ritmo maggiore rispetto a quello attuale, ma la quantità di idrogeno ed elio coinvolta nel processo era molto bassa. Oggi il tasso di formazione stellare è minore ma c’è talmente gas a disposizione che senza dubbio l’Universo continuerà a formare nuove stelle e pianeti per molto tempo.
Sulla base dei dati del Telescopio Spaziale Kepler i pianeti delle dimensioni della Terra nella zona di abitabilità della loro stella sono molto numerosi nella nostra Galassia: circa un miliardo. Se teniamo conto che vi sono circa 100 miliardi di galassie nell’universo visibile, allora questo numero è incredibilmente grande. Ma le civiltà future non potranno osservare il cielo che osserviamo noi oggi, perché le informazioni, a causa dell’espansione dell’universo, si saranno perdute.
Siamo fortunati a vivere in questo momento? Direi proprio di sì.