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Credo di ricordare quasi ogni volta che ho acquistato un disco nuovo del Boss, perché quasi ogni volta è stato un giorno importante per me. Ci ho scritto un pezzo quando è uscito Working On A Dream, ma provo ugualmente a replicarlo in breve oggi che è uscito Wrecking Ball.
Il mio primo disco “nuovo” di Bruce fu Darkness On The Edge Of Town nell’estate di quell’anno (musicalmente) unico che fu il 1978. Conoscevo già Born To Run e The Wild & The Innocent, ma per me allora Bruce non era troppo di più di un bravo rocker. Mi mise in mano quel LP il mio pusher personale, un vero appassionato che trasportava i dischi su un van e che mi consigliava, mi vendeva e quello che non potevo comprare me lo registrava (gratis) su cassetta. Con gli anni sarebbe diventato ricco ma anche un vero scrooge. Non so se gli piace ancora la musica, ma allora mi fece conoscere fra gli altri gli Allman Brothers Band, Johnny Winter, Robert Wyatt, John Mayall e mi accompagnò a vedere The Last Waltz della Band.
All’inizio a Darkness preferivo Street Legal di Bob Dylan (che mi piaceva molto, con quel suo R&B molto cool) e Heat Treatment di Graham Parker & The Rumour. Ma in breve Badlands e The Promised Land divennero irresistibili.
Divenni un vero fan quando uno studente di architettura si presentò in città con quattro o cinque copie di un bootleg triplo dal titolo Winterland 78. Ci passai su una vita, in cuffia per cercare di capire tutte le parole del Boss.
The River credevo fosse dal vivo, perché era doppio. Un altro disco da una vita.
Dedication di Gary US Bonds lo portavo con me sotto braccio per farlo ascoltare agli amici raccontando loro che era il disco nuovo del Boss.
Ero nel magazzino di un grossista quando misero Nebraska appena arrivato. L’emozionante voce del Boss ma senza band. Lo imparai a memoria.
Quando nel 1984 uscì Born In The USA avevo appuntamento con una ragazza a Milano alla sera. Lo registrai su una cassetta, lo ascoltai per tutto il viaggio in autostrada, e poi rimanemmo parcheggiati in auto ad ascoltarlo sotto casa sua per tutta la serata. Quando ripartii le regalai il nastro. Lei doveva avere molta pazienza e probabilmente più passione per me che per il Boss. Comunque quel disco fu la colonna sonora dei miei Glory Days.
In Tunnel Of Love mi sarei identificato molto a lungo, ma non ricordo come lo ascoltai per la prima volta.
Invece Lucky Town / Human Touch suonava sullo stereo quando entrai nel negozio di dischi, Alphaville del buon Antonio. Non avrei voluto ascoltarlo li, ma la doppietta Better Days / Lucky Town mi stese e così l’ascoltammo così, in negozio tutti assieme.
Le altre volte furono più convenzionali; all’inizio del duemila avevo perso un po’ il sincrono con il Boss. Live In NYC e The Rising non li acquistai neppure il giorno dell’uscita. Ricordo però che ero a passeggio per Pavia quando da una finestra aperta di via Garibaldi (di fronte a quella chiesa medioevale) usciva ad altissimo volume un rock & roll irresistibile: era Further On Up The Road, che per tutto il decennio sarebbe stata la canzone che ascoltai di più di Bruce.
The Seeger Session mi folgorò all’istante, mentre Devil & Dust mi annoiava e lo riposi alla svelta e ancora oggi non me lo ricordo mai.
Magic lo infilai nello stereo dell’auto in una giornata di pioggia e continuai a girare sulla tangenziale per ascoltarlo. Mi divertiva, ma ho cominciato ad apprezzarlo davvero solo di recente, almeno tutta la seconda facciata.
Per Working On A Dream recuperai i miei stivaletti da cowboy degli anni novanta ed organizzai un hot-dog party in cui misi il disco per la prima volta. Outlaw Pete impressionò tutti, positivamente.
Di Wrecking Ball si parla da un bel pezzo, e pare che tutti lo abbiano già voluto ascoltare più o meno piratato. Io ho preferito aspettare l’uscita ufficiale, per perpetuare il rito del primo ascolto. L’ho acquistato nel mio negozio di dischi oggi, sotto una pioggia battente, e l’ho infilato nello stereo mentre con la mia ragazzina (nove anni) in auto raggiungevamo in campagna la mia "personal Woodstock". Mi ha impressionato che lei prendesse in mano il libretto e mi chiedesse “papà, che canzone è questa?” e poi “Bruce Springsteen fa sempre una canzone così, mi piace”.
Mi ha fatto sentire come nella canzone Valentine Day, quando Bruce canta:
“un amico mio è diventato padre l’altra notte
e mentre parlava nella sua voce ho sentito la luce dei cieli e i fiumi
e il legno nelle pinete e quel grande juke-box sulla Route 39… “
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