Invero, non voglio parlare nello specifico della storia narrata in “Non tutte vogliono essere Marilyn”, che è graziosa e divertente, nonché dipinta brillantemente. Da quando ho scoperto Felinia ho finalmente capito che un certo tipo di umorismo, che accomuna la sottoscritta e alcune delle mie amiche più somme, funziona e, come si suol dire, arriva alla gente come una pallonata in faccia mentre giochi a palla avvelenata. Rimani di stucco, ti ha preso in pieno, diamine, ma non ti ha fatto alcun male (poiché la palla è di gommapiuma, grazie a Odino), quindi istintivamente ridi e pensi che colpire in faccia i passanti con la suddetta palla possa essere un nuovo gioco BELLERRIMO! Qualcuno non sarà d’accordo, qualcuno porconerà e ti rimanderà a giocare nel tuo cortile. Ma tu il cortile non ce l’hai, perciò prosegui per la tua strada, con la tua micidiale palla. Ecco, Felinia è micidiale.
Simona, mi rivolgo direttamente a te. Ormai lo sai, ne sono certa, la potenza del tuo personaggio e dei suoi comprimari (perché poco senso avrebbe Felinia in un deserto interpersonale), quali Ribaudo, Sarah, l’amica fedele Chiaretta e, naturalmente, i felini, sta nella sfacciataggine di realismo che sprigiona senza alcuna fatica. Non si intravede sforzo alcuno nelle battute inserite in contesti di vita quotidiana, per questo si ride non proprio sobriamente (almeno per quanto mi riguarda) e si annuisce in continuazione, poiché per la stragrande maggioranza delle volte la nostra vita è un mosaico di abitudini ridicole e profondamente sceme. Ed è bellissimo. Attenzione però, Felinia non è un misero passatempo qualunquista, il suo valore è intriso di profonda saggezza nel consacrare la magia della vita nelle piccole cose. Senza essere in alcun modo banale o stereotipata. No, non è uno stereotipo Felinia, non nel senso becero del termine. Felinia è la femmina 2.0. Quella che ammette di non essere una Marilyn (ci piacerebbe esserlo lo stesso Simona, delle gran bonazze con un cervello funzionante e senza fare eccessiva fatica nel mantenere la gnoccaggine), ma carina sì, un po’ cafona nell’esprimersi, con risate sguaiate e qualche pelo superfluo. E che ha le mestruazioni e fa la cacca. Cose che peraltro riguardavano sicuramente anche Marilyn (R.I.P.) e gli attuali divini terrestri che se la tirano come se non ci fosse un fottuto domani. Celebrità e non. Quindi, se all’apparenza i contenuti delle vignette di Sketch & Breakfast possono apparire leggeri e disimpegnati, in essi si cela il prodigio di far sentire il lettore parte di qualcosa, come essere umano colmo di contraddizioni demenziali, ma più reali che mai. Non solo noi donne, ma tutti quanti. Gatti compresi.
E siccome Simona è una giovane artista a tutto tondo, vorrei postare la sua vignetta realizzata per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, a mio avviso tremendamente efficace e che, questa volta, ha l’effetto di un pallone di cuoio in piena faccia. Com’è giusto che sia.
Ci tengo molto a Felinia che, similmente a me medesima, da piccola sognava di narrare le sue gesta diventando una famosa fumettista. E che gli altri perculavano così: “Cioè, vuoi fare la barbona?” “Maddai è seria?” “Meglio fare la bagascia, fidati!”. Non che da grandi gli altri affermino cose diverse, ma chissene. Simona, in arte Felinia, a quegli altri l’ha infilato su per il deretano e ce l’ha fatta. Sarebbe gradevole potercela fare un po’ tutti, ma sappiamo in che paese viviamo, giusto? Ma ehi, questa è un’altra storia.
Se non conoscete Sketch & Breakfast potete andare a farvi una capatina sulla pagina facebook. Il fumetto edito da Dentiblù è disponibile nelle librerie e comodamente su Amazon.
Simona, quando leggo le tue vignette mi assale una vivace allegrezza come quando ascolto La ballata del Cerutti. E in questi tempi di martellamenti tragici senza ritegno, non può che fare la differenza. Perciò, avanti così. Che ne abbiamo bisogno.
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