Tutti a casa

Creato il 08 settembre 2014 da Povna @povna

Questa volta l'aveva presa, per principio, molto scialla. E durante i mesi di avvicinamento al 1 di settembre, autunno, inverno, primavera, estate, la 'povna ha tenuto la prospettiva su Neverland consapevolmente sghemba. Perché, nonostante tutte le ottime notizie (un grant favoloso dall'America, la possibilità di non far morire una cosa così bella, la prospettiva di rivedere amici carissimi e menti strabilianti e condividere con loro il privilegio di una settimana in una bolla), si trattava comunque, almeno in parte, di una fine e un nuovo inizio. E poi anche lei, si sa, è cambiata.
Così, lunedì scorso, dopo essere tornata dal paese-che-è-casa, avere fatto le lavatrici in tutta fretta, la 'povna se ne era andata a scuola con decisione, incontro al suo dovere quotidiano, assai tranquilla, lasciando che a prendere possesso dell'inizio degli eventi fossero Viola, Noisette, ErreEsse (lei per la prima volta); intanto, lei se ne stava, bella bella (e pure, va detto, abbastanza soddisfatta) a casa. Il martedì c'erano gli esami scritti. La 'povna ha messo insieme una valigia. ci ha infilato i vestitelli giusti, ma anche caldi (adatti a quel clima da cui già veniva, e così ben conosce), ha preso lo zaino del computer (perché doveva, per via, finire il power point del suo intervento), qualche costume del teatro (ma non troppi); poi è andata nella città della scuola, ha lasciato al bar del dopolavoro, come sempre in questi casi, il suo bagaglio, ha consegnato le prove alle Giovani Marmotte e agli Anatri, ha aspettato per due ore e mezzo che finissero, ha salutato, ed è andata a nuotare con l'Ingegnera Tosta. Quando hanno finito, i capelli puliti, l'aria rilassata e soddisfatta, l'Ingegnera l'ha depositata in stazione. E la 'povna a quel punto ha ripreso la valigia, e anche il treno per la provincia più bella del mondo. E si è avviata a Neverland quasi come casualmente, così, da casa a casa.
"Avvertimi, quando arrivi" - le aveva detto Bigas Luna - "così ti vengo a prendere". Ma la 'povna invece quando è scesa non ci ha pensato due volte, e ha preso un taxi. E, mentre le curve la portavano tra le colline e quegli ulivi che conosce come le tasche di un pensiero ricorrente, ci è arrivata come voleva in quel momento: da sola e inaspettata.
Nel chiostro era il Coffee Break, e c'erano proprio tutti: Viola, la Regista Appassionata, lo stesso Bigas, FairChild, Ariel e Colonnello; Noisette ed ErreEsse, come ha detto, e tanti altri. La 'povna ha gettato lo sguardo familiarmente circolare tutto intorno, ha ricevuto sorrisi, e sorriso di rimando. E ha capito che aveva fatto la cosa giusta: e in sordina, ma consapevolezza, la sua quattordicesima Neverland è iniziata.
Va detto che è stata molto bella - di quella bellezza miracolosa e arrogante (come ha riassunto Molly Bloom, a un certo punto) che non si sa bene perché esista (e che descrivere è impossibile) - affettuosa, emotiva, coinvolgente. La 'povna ha goduto, la mattina, delle lectures di una qualità pazzesca, ha frequentato (da ospite onorato) un seminario conosciuto e assai scolastico (e dall'atmosfera assai piacevole), ha discusso di teatro, approfondendo temi e tecniche, parlato a sua volta la sua propria conferenza. Ha chiacchierato la sera, ai vari tavoli, picking up pieces e frammenti che aspettavano due anni, ricevuto Ohibò per una visita; è stata homeless una notte, salvata da Ariel e Mother Coolness (di cui ha condiviso il letto). Ha fatto, insomma, tutto ciò che normalmente avviene a Neverland di strano, pazzo, idiosincratico. Ma in mezzo, questa volta, ci ha seminato altro. Perché quella bolla impenetrabile - che normalmente ti lascia, alla fine della settimana, nello stesso tempo appagata e svuotata di ogni energia per il futuro prossimo - è stata fatta dialogare con tutti i suoi altri mondi con conscia leggerezza. Così la 'povna ha fatto tutte le cose che ha descritto (e pure molte altre), parlando quel pidgin multilingue che come sempre appare a Neverland; ma, in mezzo, è andata in piscina (ebbene sì, con Colonnello!), saltando il pranzo; in mezzo ha sentito Amica, Nanà, il Narratario e la Professoressa (per gli auguri a Gegè); ha dialogato con BibCan (che le ha guardato il powerpoint, creando paralleli in melodramma) e pure con l'Amico Mostro. In mezzo ha organizzato attività per la settimana che l'avrebbe vista tornare a casa, e l'ha trovato solo facile. In mezzo ha praticato, mai per meno di cinque ore e mezzo a notte (e pur senza negarsi niente), il sonno e l'equilibrio che cercava.
Alla fine della settimana, oggi, la 'povna vola via con calma insieme ad Ariel, dopo aver salutato tutti (niente taxi in mezzo agli ulivi, per fortuna, questa volta). Lungo il tragitto del ritorno, anticipa il futuro, ripensa alle immagini più belle. Poi, mentre lo scambio del treno scandisce lo scambio di provincia, la coglie la telefonata di Esagono:
"Pronto, 'povna, come stai? Ci sarebbe un'emergenza".
"Sto che sto tornando, Esagono, e come promesso sono pronta".
E i due mondi si amalgamano, senza piegature o salti, Da casa a casa, uniti da lei stessa: la 'povna non ha bisogno di dormire così tanto (andrà a nuotare, questo è ovvio). E il nuovo settembre può, denso di aspettative, cominciare.

"Quel passato che non passa viene aiutato finalmente a passare [...]; ma questa eterna giovinezza viene finalmente disancorata dai suoi riferimenti narcisistici, smette i panni di una monumentalità compiaciuta o sofferta ma sempre autoriferita, per essere raccontata con il distacco necessario per renderla percepibile, trasmissibile, e, forse, compiutamente, storicizzabile". (G. De Luna, La passione e la ragione. Il mestiere dello storico contemporaneo)


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