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L'immane, catastrofica tragedia che ha colpito quasi 500 migranti africani che tentavano di allontanarsi dalla morte mi ha lasciata ammutolita. E' qualcosa che esula dalla mia immaginazione. La parte più sconcertante è la reazione della gente comune, gente come me, che prende le distanze, che rifiuta di immedesimarsi con le vittime della sciagura. Come se la cosa riguardasse solo "gli altri". Per non parlare poi dei rivoltanti commenti dei leghisti, e di buona parte - se non la maggioranza - dei lettori dei giornali, soprattutto di destra, ma non solo. Per me è incredibile che ci siano persone adulte, responsabili che esultano per la perdita di vite umane, che dicono malvagità sui "clandestini", "invasori", "terroristi", "selvaggi", "scimmie umane". Mi hanno fatto vergognare di appartenere alla stessa specie. Ma questa è solo la mia reazione personale.
Invece, esiste un grande dilemma che ci coinvolge tutti. Quegli sciagurati cercavano di sopravvivere e per farlo hanno affrontato ostacoli impossibili. Come tanti nelle loro condizioni, confidavano nell'umanità del prossimo. Hanno dato fuoco a una coperta per attirare l'attenzione dei pescherecci vicini, il che ha poi provocato la tragedia sotto gli occhi di tutti.
Alcuni pescherecci li hanno avvistati, ma si sono allontanati senza prestare soccorso. Perché "ubbidivano alla legge". Sono colpevoli? Se si fossero accostati e avessero aiutato i naufraghi avrebbero subito le ritorsioni dello Stato: confisca del peschereccio, loro mezzo essenziale di sostentamento, salate multe e magari anche guai maggiori con la giustizia. E' una legge razzista e carente, la Bossi-Fini, come del resto quasi tutte le leggi europee che regolano l'immigrazione.
Forse qualcuno di quei disgraziati è comunque riuscito a nuotare fino a riva e, mi auguro per loro, ha trovato rifugio presso qualche isolano, che non si è preoccupato delle conseguenze giuridiche della sua buona azione. Già, perché accogliere e aiutare clandestini senza denunciarli è un reato grave per la legge. Ecco il dilemma: se fosse capitato a me, che cosa avrei fatto? Avrei rifiutato di aiutarli? Sarei andata a denunciarli in questura?
Durante l'obbrobrio del fascismo molti hanno nascosto ebrei e altre persone con grave rischio per i loro protetti e per sé, sapendo quali rischi correvano per mano dell'infame regime. Lo sentivano come obbligo morale, molto più forte di qualsiasi conseguenza legale. Adesso lo Stato è "liberale", non ci sono torture e deportazioni nei lager nazisti, ma la gente è più liberale? Secondo me no. Io stessa non so come mi comporterei.
Ho visto recentemente il bellissimo film del 2011 di Emanuele Crialese, Terraferma. I protagonisti si sentivano fortemente tormentati e divisi sul da farsi. Non volevano rifiutare gli aiuti, ma non volevano esporsi a grossi rischi. Sapevano che cosa significava perdere i propri mezzi di sostentamento, ma si sentivano sottoposti alla più forte legge del mare, che impone di soccorrere tutti i naufraghi.
Il film è stato girato nel paradiso di Linosa, a poche miglia dalla più nota Lampedusa, tragico palcoscenico degli ultimi avvenimenti. Pare che il mare intorno al piccolo arcipelago sia tomba di oltre 20.000 naufraghi annegati negli ultimi anni, che volevano sfuggire a morte sicura nei loro paesi. Non ce l'hanno fatta, e un po' di colpa ce l'abbiamo tutti.
Le immagini sono tratte da Terraferma di Emanuele Crialese, 2011.