Abbiamo cenato sul balcone, faceva caldo, i ritmi blandi, tanta spensieratezza e tante risate. La scuola era già finita e le bambine non dovevano fare niente con la fretta degli impegni… tanto la sveglia la mattina non suona quando non si va a scuola!!! Il tutto riscaldato dalla serenità di avere amici cari che il giorno prima erano su quello stesso balcone con noi a ridere e sorridere; mentre si sparecchiava ripensavamo alle battute e alla scemenza e ridevamo di nuovo. E all' improvviso un boato. Un incidente domestico, uno di quelle cose che capitano. La caffettiera esplode. Il caffè bollente sul viso della mia bambina che urlava impazzita di dolore e di spavento, il mio compagno in silenzio per non spaventarci ulteriormente, non vedeva più niente perché il caffè bollente e dei granelli gli erano andati negli occhi. Dopo avere soccorso in qualche modo la mia bambina, ho chiesto aiuto ai miei genitori. Non potevo staccarmi da lei, era incollata a me e tremava, voleva restare in braccio. Poco dopo l' abbraccio gigante di un nonno avvolgente l' ha calmata e così siamo andati al pronto soccorso. Passato lo spavento, medicato papà e bimba, è restato solo il segno di una macchia sul viso che crescendo andrà via…
Da allora, quando penso ai bambini che vivono nella guerra dove i boati uccidono e dove la spensieratezza la si conquista imparando a schivare le bombe, li sento tremare come tremava la mia bambina e moltiplico tutto all' infinità potenza. Niente del mio incidente domestico è paragonabile ad una guerra e ad un terremoto, così come lo stillicidio dato dalle continue scosse che continuano a stremare l' Emilia.
2. Ascoltare attentamente i bambini: prima di fornire loro informazioni, cercare di capire qual è la percezione dell’evento e quali i loro interrogativi in merito. Iniziare a dialogare con loro per fornire delle spiegazioni chiare di quanto accaduto, che siano comprensibili in base all’età, lasciando che esprimano le proprie preoccupazioni e tranquillizzarli.
3. Rassicurare i bambini e fornire loro il primo supporto psicologico: rasserenarli spiegando loro quello che si sta facendo per proteggerli, nonché informarli che durante un’emergenza la cosa che si considera prioritaria è aiutarli, affinchè si sentano al sicuro.
4. Accettare l’aiuto di esperti: in caso di vittime in famiglia è importante considerare di rivolgersi a personale specializzato per aiutare sia i bambini che gli altri membri della famiglia a superare il trauma della perdita. Inoltre, anche se non hanno sperimentato direttamente questo shock, bisogna considerare che i bambini possono essere stati turbati da scene che hanno visto o storie che hanno ascoltato. I genitori devono prestare particolare attenzione ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini relative a sonno, nutrizione, concentrazione, bruschi cambiamenti d’umore, o frequenti disturbi fisici senza che ci sia un’apparente malattia in corso, e in caso questi episodi non scompaiano in un breve lasso di tempo, si consiglia di rivolgersi a personale specializzato.
5. Aspettarsi di tutto: non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo ad eventi traumatici e con lo sviluppo, le capacità intellettuali, fisiche ed emozionali dei bambini cambiano. Se i più piccoli dipendono dai propri genitori per avere la chiave d’interpretazione di quanto accaduto, quelli più grandi e gli adolescenti attingono informazioni da varie fonti. Tener presente che soprattutto gli adolescenti possono essere maggiormente colpiti da queste storie proprio perché in grado di capire meglio. Benché i ragazzi più grandi sembrano avere più strumenti a loro disposizione per gestire l’emergenza, hanno comunque bisogno di affetto, comprensione e supporto per elaborare l’accaduto.
6. Dedicare tempo e attenzione: i bambini hanno bisogno di sentire che gli adulti di riferimento sono loro particolarmente vicini e di percepire che sono salvi e al sicuro. È fondamentale parlare, giocare con loro e soprattutto ascoltarli, trovare il tempo per svolgere apposite attività con i bambini di tutte le età, leggere loro storie o cantare l’abituale ninnananna per farli addormentare.
7. Essere un modello: i bambini imparano dai grandi come gestire le emergenze. Occorre essere attenti ad esprimere le proprie emozioni di fronte ai bambini a seconda della loro età.
8. Imparare dall’emergenza: anche un evento catastrofico può essere un’opportunità di far capire ai bambini che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose e che in questi momenti è essenziale aiutarsi l’un l’altro.
9. Aiutare i bambini a ritornare alle loro normali attività: quasi sempre i bambini traggono beneficio dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi, dalla socialità. Quanto prima i bambini ritorneranno al loro ambiente abituale e meno si continuerà a parlare del sisma, più riusciranno a superare velocemente il trauma.
10. Incoraggiare i bambini a dare una mano: aiutare gli altri può contribuire a dare ai bambini un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto alle organizzazioni che assistono i loro coetanei.
Il nostro augurio è semplice e molto banale… che tutti i bambini possano ricominciare il prima possibile a fare le cose di sempre, la scuola, i compiti, il gioco, lo sport, la musica… e nel frattempo tanti sms al 45500, (...per chi ancora non lo sapesse ogni sms 2 euro alla protezione civile).♥