Tutti i numeri del biologico italiano

Da Anna Maria Simonini @AMSimo

Se sentite parlare sempre più di biologico, filiera corta e “chilometro zero”, è perché il mercato italiano dei prodotti biologici è cresciuto più di quanto non sembri: oggi – secondo il dossier Bio, benessere garantito presentato da AIAB, Coldiretti e Legambiente – sette italiani su dieci acquistano, anche solo occasionalmente, prodotti biologici. L’Italia è del resto uno dei protagonisti mondiali del biologico: quinto produttore al mondo per fatturato (circa 1.550 milioni di euro nel 2011) e settimo per superficie delle coltivazioni biologiche (1.096.889 ettari nel 2011).

Il 2011 ha fatto segnare un aumento dell’8,9 percento della spesa italiana per i prodotti biologici: non è molto, visto che si tratta di un settore in sviluppo, ma è un valore in netta controtendenza con la riduzione complessiva dei consumi di generi alimentari convenzionali. Cresce anche il numero degli operatori coinvolti nel biologico: nel 2011 erano 48.269 (+1,3 percento rispetto all’anno prima), in prevalenza produttori esclusivi (37.905) e preparatori o venditori (6.165). La dinamica del biologico non è omogenea ma è per certi versi equilibrata: tra le zone con maggiore presenza di aziende bio c’è il Sud (specie Sicilia e Calabria), mentre il Nord (Emilia Romagna, Lombardia, Veneto) spicca per le attività di trasformazione.

L’attenzione ai temi del bio e dell’eco-sostenibilità quindi è dimostrata. A parte iniziative una tantum (e anche curiose, come questa), secondo lo studio AIAB il canale che fa apprezzare i prodotti biologici agli italiani è soprattutto la vendita diretta: mercati e botteghe specializzate possono dare informazioni dettagliate sull’origine e sul processo di produzione dell’alimento che si intende acquistare. Anche altri canali stanno però mostrando una loro importanza: dagli agriturismi biologici ai ristoranti, dai gruppi di acquisto alle mense scolastiche che servono prodotti bio (ce ne sono oltre 1.100 in Italia). Tra tutte queste cifre stupisce che una sia particolarmente bassa: è quella dei siti di e-commerce che vendono online prodotti biologici, pari a 167. Il Rapporto Bio Bank 2012, che ha censito queste realtà online, spiega che si tratta comunque di una crescita (i 167 siti di e-commerce bio del 2011 si raffrontano con i 152 del 2010 e soprattutto i 132 del 2009) ma la selezione appare generosa, almeno da certi punti di vista: tra i 167 catalogati possono essere considerati strettamente bio i siti delle aziende che propongono unicamente prodotti bio (54) e quelli dei negozi bio (31). Gli altri sono siti di vendita convenzionale con una quota parte di biologico.

La strada dell’online è comunque tracciata in generale: anche Confagricoltura, commentando alcuni recenti dati di Confcommercio, ha sottolineato come ci sia “la necessità di risparmiare, da ciò la scelta di fare gli acquisti nella rete di distribuzione più a buon mercato, oppure online, dove riducendosi i passaggi i prezzi sono più bassi (…) Le aziende agricole più innovative già si stanno attrezzando per le vendite dirette, in azienda e online, individuando nuove opportunità che rispondano alle esigenze di oggi”. Esigenze che sono generali e per le quali tra l’altro sarebbero allo studio elementi di spinta come una riduzione dell’IVA per gli acquisti online e più tutela nelle modalità di acquisto, quest’ultimo un punto dolente da sempre per i consumatori italiani che cercano sempre modi diversi per un sicuro pagamento.


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