Tutti i santi giorni lui lascia il lavoro alle prime luci dell’alba, prende un autobus, legge. Tutti i santi giorni lui prepara il caffè, qualcosa da mangiare e li dispone su un vassoio. Tutti i santi giorni porta la colazione a letto a lei, la sveglia elencando, come un vecchio almanacco, il santo del giorno. Tutti i santi giorni lei si sveglia felice, fa l’amore con lui e arriva in ritardo a lavoro.
Lui è ragazzo timido, gentile nei modi ed erudito nel parlare. Si è accontentato di fare il portiere di notte in un grande hotel dove ha il tempo di leggere i suoi libri in latino, nonostante la famiglia si aspetterebbe di più.
Lei è travolgente, particolare. Addetta al noleggio di auto in una grande stazione romana ha accantonato il sogno di sfondare con la sua musica dopo un passato punk/rock e canta a qualche serata nei locali.
Lui e lei si amano, di quell’amore vero nel quale si può dire tutto, che crea un mondo a sé colorato e fantastico. Ma lui e lei, Guido e Antonia, non hanno un figlio. Dopo 6 anni assieme e aver superato i 30 il problema si pone in mezzo alla loro storia portandoli a fare scelte di ogni sorta (esami, guru, fecondazione assistita) che, inevitabilmente, li metterà in crisi.
Ci sono registi che negli anni fanno sempre gli stessi film, lo stesso genere. Altri, sebbene altrettanto prolifici, riescono a lasciare qualcosa, a raccontare storie diverse e per questo ad emozionare. Paolo Virzì è tra questi, e nonostante alti e bassi nella sua filmografia, torna a raccontare in modo divertente l’amore a 30 anni, con le sue crisi, con i suoi problemi ma anche con le sue gioie. Sarebbe stato facile parlare di precarietà lavorativa, i soldi che non bastano per l’affitto o i sogni chiusi in un cassetto per un futuro assieme. Ma il regista sceglie di raccontare questa storia in modo autentico, grazie anche a degli attori poco conosciuti (Thony e Luca Marinelli) che con il loro accento stretto toscano e romano/siciliano danno naturalezza ai loro personaggi. Guido e Antonia sono infatti reali, quasi quanto la periferia romana che li circonda abitata da tamarri ingenui, cinesi alla ricerca di avventure, ginecologhe entusiaste e violenti da bar che predicano la non violenza. Questo è il loro mondo, ma insieme sono riusciti a costruire il loro spazio, fatto di crisi e di fughe, certo, ma forte come il loro amore.
Commovente e divertente allo stesso tempo, grazie a dei protagonisti unici, una musica coinvolgente e seducente, Tutti i santi giorni sembra riprendere film come Once o (500) giorni insieme trasportandoli in un Italia colorata e vera.
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