Tutti i santi giorni (2012) è un titolo perfettamente in linea con la produzione di Paolo Virzì che già conoscevo. Non riesco a capire quel che leggo in giro in merito a una maggiore intimità - o addirittura intimismo - in questo suo nuovo film. Guido e Antonia vivono la loro storia - storia, e non avventura - con la semplicità liberale, ma sincera, dei nostri tempi, facendo del loro meglio per starsi vicini e portare avanti le loro vite non proprio riuscitissime in un mondo che luccica dei troppi distintivi dei "vincenti". Ma la vivono, intanto, tra gli altri, in un quartiere periferico di Roma, con un vicinato di cultura da suburbio urbano che fa accapponare la pelle a loro, così dediti a coltivarsi. Sono proprio i personaggi e le situazioni, nella vita sociale di questa coppia, a fare la qualità del film: ciascuno è tratteggiato - e anzi scolpito - con pochissime pennellate. Virzì è un ritrattista nato, che non teme il rischio della banalità del luogo comune o dei tratti un po' grevi, tanto tiene a rappresentare questo mondo multietnico e animato che è ancora l'Italia contemporanea. Non si approfondisce davvero la situazione di nessuna delle anime in pena di questo film, eppure la vita qui c'è e la si legge chiara nei bei fotogrammi e nei dialoghi esatti di questo Tutti i santi giorni.Un plauso particolare va ai due protagonisti: Luca Marinelli, nonostante qua e là gigioneggi e soprattutto benigneggi, appare sempre credibile, è tenero e innamorato e perso nei suoi astratti furori filologico-ecclesiastici; Thony (autrice anche dei brani, peraltro molto belli, che canta nel film), è intensa e vera con le sue furibonde crisi per la maternità negata. Intorno a loro, sostanzialmente nessuna sbavatura, una folla di caratteristi, o comunque di attori meno noti che sanno fare il loro lavoro e, se non emozionano tutti nello stesso modo, lasciano comunque che il film scorra leggero e, nell'insieme, convincente.




