Tutti licenziati: i dimenticati Vinyls presi in giro dalla politica

Creato il 17 aprile 2014 da Cassintegrati @cassintegrati

Con in mano una lettera di licenziamento collettivo, dopo cinque anni di lotta, Alessandro Gabanotto, cassintegrato della Vinyls di Porto Marghera, ci scrive: “Tante promesse non mantenute, tante prese in giro istituzionali… e adesso abbiamo ricevuto la lettera di licenziamento collettivo da parte della nostra azienda: la Vinyls Italia, unico produttore nazionale di PVC, con tre stabilimenti dislocati a Porto Marghera, Ravenna e Porto Torres”.

La lettera arriva pochi giorni dopo la cessione al Comune dei terreni dello stabilimento da parte di Eni. “Alcuni giorni fa – racconta Alessandro – l’ormai ex amministratore delegato di ENI Scaroni ha firmato in ‘pompa magna’ con la Regione Veneto, il Comune di Venezia e i sindacati l’accordo di cessione delle aree ex industriali. Dentro quell’accordo non si sono voluti inserire i destini di 100 persone”. Così cade anche l’ultima speranza dei cassintegrati, quella di un accordo con Eni per salvare le maestranze. 

Lucio Sabbadin, ex collega di Alessandro, rincara la dose: “Che tristezza vederli tutti assieme all’interno del cappannone storico dell’ex petrolchimico, simbolo di rivendicazioni in difesa dei diritti, della salute, dell’ambiente, dopo tutte le prese in giro che abbiamo sofferto”. Porto Marghera era una città di lavoro, dignità e speranza, “mentre oggi è una città senza un progetto concreto di sviluppo. Divenuta terreno fertile di degrado, delinquenza, prostituzione e droga. E i suoi cittadini sono sempre più poveri nella laguna di Venezia”.

Cinque anni, cinque diversi Ministri dello Sviluppo Economico. “Li abbiamo conosciuti tutti. Tutti quanti ci hanno preso in giro. Per cinque anni”. È finita nel peggiore dei modi possibili la vertenza Vinyls e forse oggi è il giorno migliore per ascoltare questa canzone, composta da un gruppo di lavoratori cassintegrati e dedicata a coloro che li hanno fatti soffrire durante tutti questi anni.

Si intitola, non a caso, “M.I.S.E. rabili”:

di Marco Nurra

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