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Nel libro “Padre ricco, Padre povero“, Kiyosaki, scrive che essere ricchi, è una scelta di vita.
Si sceglie di non lavorare per il denaro e si fà in modo che il denaro lavori per noi.
Quali sono le differenze tra i ricchi ed i poveri.
Il ricco, non lavora per il denaro, si attiva affinché esso lavori per lui.
Il povero, ha paura di perdere il denaro, quindi non rischia, lo accumula e continua a lavorare per esso.
Il ricco, paga prima se stesso, poi gli altri, è egoista?
No!, Semplicemente, la legge gli consente di farlo, un imprenditore, usa gli utili della sua impresa, per acquistare attivi, “società o servizi che generano soldi” e questo lo fà, prima di pagare le tasse allo stato,.
Quindi, paga meno soldi allo stato, reinvestendo “i guadagni”, gli utili in altre società, che a loro volta, generano altri utili, di quì il detto “soldo fà soldo“.
Il povero, che lavora come dipendente, paga le tasse alla fonte, prima di ricevere i soldi, che sono al netto, quando acquista qualcosa, lo fà con soldi suoi.
Questa è la corsa del topo, dice Kiyosaki, bisogna imparare l’ABC finanziario, per arricchirsi, altrimenti chi si arricchisce, è lo stato e più si guadagna, come dipendenti, più lo stato si arricchisce, perchè, salgono le aliquote e si pagano più tasse.
La maggior parte dei piccoli artigiani, pur non essendo lavoratori dipendenti, non si arricchisce, perchè non reinveste gli utili in società che generano profitto e pagano anche loro lo stato, prima di pagare se stessi.
Bisogna capire bene questo concetto, io che sono stato sindacalista per un decennio, sò bene che funziona così, se non reinvesti gli utili in continuazione, non puoi arricchirti, ma arricchisci solo lo stato.
Non fraintendetemi, non è facile lavorare in proprio, specie in momenti di crisi come questi e la prima cosa, quando si ha un’attività in proprio è l’acquisizione clienti, tanti clienti, altrimenti si rischia di chiudere l’azienda, o il laboratorio.
Bisogna però distinguere, tra spese vive e utili da reinvestire, prima che lo stato ci metta le mani.
Le spese vive, sono tutti i servizi che utilizziamo, “macchinari, computer, auto, furgone, dipendenti, ecc…“, che vanno scalati dal guadagno lordo di un’impresa, l’utile così ricavato, è l’imponibile su cui si pagano le tasse, in base all’aliquota di riferimento, di ognuno, che può andare dal 23% al 43%, a seconda del reddito, conviene quindi reinvestire, la maggior parte del denaro, che l’erario ci metta le mani.
Bisogna farlo però, in modo intelligente, acquistando attività, non passività, altrimenti dovremo pagarci le tasse ugualmente.
Se una persona, impara questi concetti, non può non arricchirsi, sempre che ci sia il lavoro, ma se il lavoro non c’è, anche un lavoratore dipendente rischia.
Parlerò di questo, più approfonditamente in seguito.
Alla prossima.