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Tutti scrivono nessuno legge

Creato il 18 giugno 2012 da Mcnab75

 Tutti scrivono nessuno legge

Mi sono accorto che, tra i tanti post relativi al meraviglioso mondo della scrittura, non ne ho ancora pubblicato uno relativo a quello che molti indicano come uno dei più seri problemi che determinano la crisi di questo settore.
Riassumibile così: tutti scrivono (o almeno ci provano), pochi leggono.
Qualche tempo fa girava un link su Facebook -ahimé non riesco più a trovarlo- che dava più o meno le proporzioni della faccenda. Tre milioni di persone si dichiarano interessati a scrivere, soltanto la metà sostengono di avere come passione la lettura.
Un dato non propriamente statistico, ma quantomeno indicativo. Poi, lasciatemelo dire, da blogger di lungo corso noto io stesso questo bizzarro fenomeno, che tra l’altro a mio parere è in crescita esponenziale. Basta osservare il proliferare estremo di blog che magari rimangono in vita poche settimane/mesi, nonché gli ebook che, complice il boom degli ereader, tutti si sentono in obbligo di condividere col mondo.
Poste queste basi proseguite la lettura solo se volete, perché è possibile che il resto dell’articolo contenga delle considerazioni un po’ antipatiche.

Iniziamo col dire che, a parer mio, chiunque ha il diritto di provare a scrivere.
Non potrebbe essere altrimenti, visto che da anni mi scontro con quei tizi che suggeriscono agli scribacchini di “buttarsi dalla finestra” (cit) o di studiare per almeno 20-25 anni prima di osare la pubblicazione di un racconto, anche se distribuito gratuitamente (e quindi senza “rubare” i soldi a nessuno).
Ecco, secondo me tutti hanno il sacrosanto diritto di coltivare le loro passioni e di condividerle col pubblico, anche se il talento è poco e l’ispirazione… ballerina. Avete mai visto una di quelle band che suonano alle feste della birra nei paesini di campagna? Poco più che improvvisati dilettanti, ma che si divertono e -almeno nella maggior parte dei casi- divertono anche il pubblico.

Premesso ciò, il fatto che chiunque si senta in dovere di scrivere senza magari aver letto più di dieci libri in tutta la sua vita mi causa invece una profonda nausea.
Innanzitutto bisognerebbe analizzare i motivi per cui un tizio di punto in bianco si improvvisa scrittore. Ne abbiamo parlato in parte già qui. Se la motivazione è basata sulla ricerca di successo fama e soldi, beh, allora si spiegano molte cose (oltre ad aver proprio sbagliato percorso artistico, ma questo è un altro discorso).
In fondo è ciò che spinge calciatori, presentatrici, soubrette, ex partecipanti a reality show e altri tizi a pubblicare romanzi -probabilmente scritti da ghost writer- consapevoli che una pubblicazione la troveranno, in un modo o nell’altro. Paradossalmente il loro punto di vista è più comprensibile rispetto a quello dello sconosciuto mister X che si improvvisa scrittore pensando di diventare una celebrità.
Come se tutti avessero fretta di arrivare, senza però godersi il percorso. E il percorso di uno scrittore, per come lo vedo io, è fatto soprattutto di letture: tante, variegate e apprezzate*.

Tutti scrivono nessuno legge

Ero indeciso se scegliere questo libro o quello di Barbara D’Urso come esempio negativo assoluto. Alla fine ha vinto Arisa.

Risolto questo interrogativo, analizziamo il problema per sommi capi.

- Ma è davvero necessario essere lettori forti prima di buttarsi sulla stesura di un romanzo?
Sì. Per me non c’è altra risposta possibile.
- E’ davvero indispensabile che chiunque tenti di scrivere qualcosa sui generi che preferisce?
Mah, sì è no. Come ho detto tutti hanno il diritto di provarci, ma non è certo “indispensabile” farlo. A volte sarebbe interessante rendersi conto di essere degli ottimi lettori, senza però avere la stoffa degli scrittori, dei comunicatori. Io per esempio vorrei avere più lettori-lettori e qualche lettore-scrittore in meno**.
- Occorre davvero leggere tutto ciò che c’è in circolazione su un certo argomento (esempio: sugli zombie), prima di provare a scrivere qualcosa?
Credo sia impossibile leggere “tutto” ciò che viene pubblicato su una singola tematica. Va da sé che reputo assolutamente costruttivo leggere almeno i capisaldi di un genere prima di tentare di dire la propria. Esempio banale: non credo sia un possibile scrivere del fantasy consapevole senza aver letto qualcosa di Howard o di Tolkien. Indipendentemente dal fatto che essi vi siano piaciuti o meno!
- Fare “scambi di letture” è una pratica accettabile?
Sinceramente credo che la lettura debba essere soprattutto un piacere, non uno scambio di favori. Io ti posso leggere se mi piace quel che scrivi, non perché tu hai letto un mio racconto e quindi mi devi far sentire in qualche modo in debito. Questa è una prassi che va diffondendosi ma che trovo parecchio odiosa.


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