Superficialità/profondità: credo che questa dicotomia sia la corretta chiave di lettura dell’opera di Georg Simmel (1858-1918). Tra pochi giorni, precisamente il 28 settembre, sarà l’anniversario della sua morte. In Italia, ma credo anche altrove, questa ricorrenza passerà inosservata. Poco importa. L’importante è che la sua opera, ogni sua pagina, sia ancora straordinariamente capace di suscitare una un profluvio di stimoli. Un’opera sempre vitale. Lukács lo definì il filosofo dell’impressionismo; Adorno definì la sua filosofia “giornalismo”. Sul suo conto, si raccontano aneddoti gustosi (ma anche rivelativi della “filosofia superficiale” di Simmel. Meinecke racconta il suo incontro con Simmel: «Quando egli venne, gli offrii da sedere; ma egli rimase in piedi e cominciò a tirar fuori dalla manica una filosofia della sedia e dell’offrire da sedere». Povero autore della Storia dell’idea della Ragion di Stato nell’epoca moderna: anziché una bella filosofia politica si vedeva offrire una estrosa “filosofia della sedia”! «Estroso, imprevedibile, insofferente di barriere disciplinari, avido di conoscenza della vita quotidiana, autore di una miriade di saggi che accoppiano ad un acume analitico spesso folgorante il più deciso rifiuto di ogni intento sistematico, Simmel fu sempre perseguitato dal sospetto di Universaldilettantismus» (Bruno Accarino). Simmel era capace di passare con estrema disinvoltura da un saggio sulla Filosofia del denaro, scritta alla maniera tedesca, a un saggio su L’ansa del vaso. Credo che fosse questa “disinvoltura” a provocare un certo fastidio nei suoi detrattori: un anfibio filosofico di cui non si riesce a trovare la giusta collocazione. Tutto ciò perché ai suoi lettori/detrattori sfuggiva il fatto che Simmel aveva fondato la sua riflessione su un’analitica dell’azione reciproca. Gli effetti di reciprocità che legano tutti i fenomeni tra loro vanifica la pretesa di trovare nella realtà dell’esperienza «una qualche completezza sistematica e definitiva», che, nei migliori dei casi, si rivela un’illusione. Tentare di fissare in modo permanente e stabile ciò che è in continuo movimento è illusorio: la vita scorre incessantemente e nel suo fluire crea forme fluide, condannate al superamento. Ma la bellezza e l’incanto della vita sono dati proprio dal suo continuo scorrere, dalla mutevolezza del suo essere, capace di creare forme sempre nuove e diverse, dal fatto, appunto, che tutto ciò che è solido si fa liquido e si dissolve nell’aria.
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Tutto ciò che è solido si fa liquido e si dissolve nell’aria. Georg Simmel
Creato il 22 settembre 2010 da Bruno Corino @CorinoBrunoPossono interessarti anche questi articoli :
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