Magazine Società

“Tutto ciò che non è esplicitamente permesso è vietato”

Creato il 08 giugno 2012 da Peppiniello @peppiniello

Qualche giorno fa Sergio ci ha messo al corrente di un episodio  interessante. Sergio è un amico, ma prima di tutto un valente imprenditore. Qualche anno fa. la sua azienda viveva un periodo di espansione; i lavoratori non erano più quei quattro gatti che erano in avvio; decise così che fosse il caso che qualcuno si occupasse in modo specifico del personale. Chiamò quella considerava la sua collaboratrice più valida e le comunicò che, da quel momento, lei, sarebbe diventata la responsabile del personale.  La collaboratrice sulle prime fu contenta della fiducia e della nuova responsabilità che le veniva affidata; ma subito dopo fu colta da un attimo di esitazione, seguito dalla frase: “Eh, ma non si può mica fare così…”

Quella che voleva dire era, il motivo per cui stava esitando era:

“ma per fare questa cosa, per diventare io realmente responsabile del personale, non dobbiamo dirlo a qualcuno? non c’è qualche norma da seguire, qualche regolamento da adempiere, qualche ufficio amministrativo cui dare pronta comunicazione della cosa?”

In questo episodio, in sè  non così saliente, è contenuta in nuce la spiegazione della crisi attuale del modello italiano. L’idea, implicita nel dire della collaboratrice, così come di tantissime altre persone, è che tutto ciò che non è espressamente permesso, è allora vietato. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere, non dico” il principio base”, ma sicuramente uno dei principi base di una società autenticamente libera, ossia: tutto ciò che non è espressamente vietato, è permesso.

Il problema è tutto qui. Decenni e decenni di lavaggio del cervello hanno portato gran parte dei nostri amici, parenti, conoscenti ecc a limitare sempre più il raggio dell’iniziativa individuale, a delegare parte sempre maggiore della propria esistenza ad un ente superiore e presuntamente benevolente come lo stato. Non illudiamoci: se di questi tempi la protesta anti-fiscale sta diventando di dominio pubblico, perchè insostenibile si sta rivelando il contributo fiscale che lo stato chiede, e sempre più lampante la disparità tra quel che lo stato esige e quel che offre come servizi, questo non significa affatto che la mentalità filo-statale non annebbi ancora la mente della stragrande maggioranza delle persone con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti giorni.

Quando, parlando con le persone, pongo il problema dell’eccesso di stato nelle nostre vite, e pongo come centrale la questione fiscale, delle troppe tasse, la risposta che mi arriva è sempre la stessa: ma non penserai mica di eliminare le tasse?

Qualsiasi idea di riduzione del perimetro statale viene immediatamente letta come un attentato alla legittimità del leviatano, questo mostro che viene, oggi più che mai, idolatrato e adorato. Ha ragione il prof Carlo Lottieri quando vede nell’ossequio e nella riverenza contro il gigante statale una prossimità alla venerazione religiosa: nessuno tollererebbe una spoliazione del proprio reddito nell’ordine del 60% , o nessuno consentirebbe, come nelle due guerre mondiali, un tributo di sangue nell’ordine di milioni di vite umane, se lo stato non ricoprisse agli occhi dei cittadini non il semplice ruolo di produttore di beni e servizi di tipo pubblico (alternativi al privato) bensì un ruolo molto vicino a quello che Hegel definiva “l’ingresso di Dio nel mondo”.

Lo stato è la fede dei moderni, è per questo è così difficile discutere con i nostri amici circa anche la più lieve riduzione dell’invadenza e delle prerogative statali.

Quando si presenta un problema, l’istinto porta sempre a dire: se ne occupi lo stato!!

L’economia vacilla? Il debito esplode? Se ne occupi lo stato, cosa diavolo lo abbiamo votato a fare?

E l’idea che  i fenomeni di crisi odierni, la bassa (o nulla crescita), la disoccupazione, la fuga di cervelli e di capitali, la moria delle imprese e quel che è ancora peggio degli stessi imprenditori da un lato, e la presenza di uno stato abnorme, truffaldino, ed immorale, che, se nelle intenzioni nasce come ausilio alla prosperità del proprio popolo, ed ora riesce solo a ostacolare e frenare le energie dei bene intenzionati, beh che questi due fenomeni siano collegati risulta un’idea ancora quanto mai ardita agli occhi della stragrande maggioranza degli italiani

Ed è qui tutto il problema: non una classe politica di inefficienti e di corrotti; non una burocrazia imbelle ed arcaica; non una giustizia che tutto fa fuorchè occuparsi che i diritti siano ristabiliti; certo, anche questo; ma su tutto c’è una complicità dell’intero popolo, che ha accettato e continua ad accettare tutto ciò; un popolo che non si ribella, non si indigna, e quando, lo fa, lo fa solo contro gli epifenomeni, contro gli scandali; contro le puttane del berlusca e contro tangentopoli, contro i Lusi e contro i Renzo Bossi; ma accettando l’impostazione di fondo, accettando un generale modo di fare e di pensare, accettando e sposando l’idea di un individuo de-responsabilizzato (tanto ci pensano altri)

Fin quando i nostri concittadini non si convinceranno che non più stato è la soluzione; ma che lo stato stesso è il problema ( e senza sfociare in posizioni miniarchiche, che uno stato di queste proporzioni è un problema grande almeno quanto la sua estensione), ebbene amici cari, c’è poco da fare. I nostri amici liberali potranno finanche vincere le elezioni, avere dei parlamentari, controllare qualche giornale; ma fin tanto che la mentalità rimane, nulla cambierà.

Non possiamo far altro che attivarci provando a convincere quante più persone possibile della bontà di quanto pensiamo, e sperare che nel tempo qualcosa possa cambiare. Ma la strada è lunga, accidentata e tortuosa.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine