Gli Stati Uniti tronano sul tetto del Mondo dopo 16 anni, e l’uomo copertina non può che essere Kevin Durant. Dopo tre stagioni Nba evidenziati da una crescita continua, nell’ultima annata si è guadagnato i galloni di vice-Mvp della Lega, ha vinto la classifica cannonieri con oltre 30 punti a sera e ha condotto i suoi Oklahoma City Thunder ai playoffs al termine di un’annata da 50 vittorie, quasi il doppio rispetto al campionato 2009. Questa escalation l’ha portato ad essere il volto di Team Usa, dopo che tutti i medagliati di Pechino avevo risposto “No, grazie” alla convocazione di Colangelo e coach Krzyzewski. Durant, no! Ha voluto essere la star di questa squadra, dimostrandolo fin dall’amichevole in famiglia del primo ritiro di luglio a Las Vegas. In Turchia ha trovato il carisma di Billups e Odom a sostenerlo, la difesa di Iguodala e le bordate di atletismo del compagno ed amico Russell Westbrook, suo scudiero anche ai Thunder.
“Capitan America“, come è stato soprannominato, si è guadagnato il premio di Mvp del Mondiale con tre prestazioni monstre nelle tre gare determinanti della manifestazione. Dopo una prima fase a corrente alternata, anche a causa di avversari davvero modeti (Brasile a parte), Durant ha alzato l’asticella a livelli Jordaneschi dai quarti finale, stampando 99 punti, dicasi 99, in tre partite. 33 alla Russia nei quarti, 38 alla Lituania in semifinale e 28 alla Turchia nella finalissima. 28 in meno di tre quarti sostanzialmente: nell’ultimo periodo si è fermato, anche perchè l’oro è già al collo degli americani.
KD è un ragazzo semplice, riservato, che pensa pallacanestro 24 ore al giorno. Che fosse una star lo si sapeva fin dal suo primo giorno all’università di Texas, dove rimase un solo anno prima di essere chiamato con la seconda scelta assoluta dagli allora Seattle Supersonics nel Draft 2007. Uomo franchigia fin da subito, a Seattle, e poi a Oklahoma City. L’america lo adora: è assolutamente l’opposto di LeBron James, l’uomo copertina per eccellenza. Non ama molto i riflettori, ma le luci non possono far altro che seguirlo, perchè il suo talento luccica sul parquet. Anche in finale, ha mostrato tutta la sua qualità con una pallacanestro semplice, doti balistiche e di palleggio impensabili su un corpo che supera, e di molto, i due metri. Dopo la premiazione, la stampa e i fotografi lo reclamano, ma lui, imbarazzato, dice che prima deve chiamare la sua famiglia. Durant è questo: prendere o lasciare. E credetemi, io prendo!!
Lui e Russell Westbrook sono il presente e il futuro dei Thunder, la squadra, che a detta di tutti, farà benissimo nei prossimi anni. Non può che essere orgoglioso di questo successo Sam Presti, il deus ex machina della franchigia dell’Oklahoma, l’uomo che ha scommesso su questi due ragazzi: “Siamo orgogliosi di entrambi. Potranno beneficiare dell’esperienza fatta al Mondiale, dove hanno mostrato di saper guidare una squadra ad alto livello in una competizione internazionale“. Anche dopo l’oro e il premio di Mvp, Durant pensa solo ad allenarsi perchè, parole sue, non è ancora arrivato al livello più alto del suo potenziale, che a questo punto possiamo pensare sia immenso. Certamente ora tutto il mondo conosce Kevin Durant, e la pressione non potrà che aumentare, visto che tutti lo metteranno ai livelli di Kobe, Wade e LeBron, quelli che al Mondiale non c’erano, e che involontariamente hanno lanciato il ragazzo nativo del Maryland.
“Durantula” ha chiuso il Mondiale a quasi 23 punti e 6 rimbalzi di media, ma soprattutto ha incantato tirando col 56%. 63% da due punti e il 46% da tre su 57 tentativi. Impressionante il 7 su 13 da dietro l’arco in finale. Non solo cifre, ma anche messaggi importanti lanciati da KD: come quello nella gara contro la Russia, quando si scrisse “1972″ sulle scarpe per ricordare l’anniversario della sfida con l’allora Urss, nonostante lui sia nato 16 anni dopo. Quando alle Olimpiadi di Monaco, in piena Guerra Fredda, gli Usa furono depredati dell’oro in una gara in cui furono fatti ripetere gli ultimi 3 secondi a distanza di oltre 5 minuti, per problemi di time out e cronometro (qui tutta la storia). Ma anche in questa situazione, si è visto tutto Durant: nulla di plateale o offensivo, solo un ricordo con un segno sulle scarpe. Un segno che però è stata una motivazione enorme.
Questo è Kevin Durant, il nuovo uomo simbolo della Nba. Peccato che il suo trionfo sia arrivato nella sera in cui scattava il campionato Nfl, lo sport prediletto negli Usa, e c’era attesa per la finale degli Us Open di tennis (poi rinviata). Probabilmente KD avrà preferito così, lui che quest’anno sarà anche il testimonial del videogioco Nba Elite 11, titolo di punta del colosso Ea Sports. Pian piano, nonostante le sue resistenze, si sta facendo largo, e ha ottenuto consensi anche nel nostro sondaggio. La metà dei lettori di Basket Caffè, il 46%, ha infatti sancito che fosse lui l’Mvp del Mondiale, davanti al serbo Teodosic, fenomeno salito alla ribalta con la tripla della vittoria sulla Spagna.
Non perdete il nostro nuovo sondaggio su chi sia stata la squadra sorpresa del Mondiale e vi invito a partecipare come sempre numerosi. In ogni caso, complimenti a Team Usa che ha vinto l’oro, alla Turchia che ha organizzato un grande Mondiale, e al talento inembriante dell’Mvp, Kevin Durant.