[…] Paola era nata in un quartiere periferico, in una calda notte di luglio da una donna che avrebbe potuto ambire a tanto nell’esistenza, ma che a tutto aveva rinunciato in nome della sua particolarissima visione del mondo. Sua madre, che l’età sembrava aver risparmiato dal decadimento fisico, mostrava ancora l’aspetto fresco di una giovane donna, nonostante lo sguardo appassito da una vita di amarezze. Solo un altro particolare ombrava il suo splendore: da tempo aveva rinunciato a dedicarsi alla cura della sua persona, a truccarsi ed a compiacersi di tutte quelle dispendiose attenzioni che riescono a far apparire una sirena anche la più befana tra le donne. A pochi esami dalla laurea sposò un uomo mediocre che aveva fatto di tutto per conquistarla, senza esito. Tanta insistenza fece però sì che alla fine lei cedesse, concedendogli un appuntamento. Poco a poco lui riuscì ad insinuarsi nel suo cuore fino a diventare l’unica relazione che lei, fino ad allora dedita solo agli studi, avrebbe avuto in tutta la sua vita. Non passò molto, prima che convolassero a nozze ed avessero quell’unica figlia, risultato di un amore ormai già unilaterale: il pusillanime, dopo tanta spossante corte, era già pago dei frutti prima ancora di beneficiarne. Crebbe la figlia praticamente da sola, alla quale mai riservò, nemmeno in parte, quel sentimento perduto che invece continuò a serbare sopito per il marito, dedicando i suoi restanti giorni solo a crescere la bambina e a svolgere le faccende domestiche, vedendo il sole quasi esclusivamente dalla finestra. Le vicissitudini del padre non meritano nemmeno una descrizione; dettaglio rafforzato dal particolare che, con buona pace di tutti coloro che ebbero la poca sorte di conoscerlo, da molto i suoi stivali non calpestano questa terra. Non era arrivata a compiere nemmeno la maggiore età, Paola, quando aveva abbandonato la casa che l’aveva vista crescere. Così giovane, contrariamente a quanto aveva fatto e suggerito sua madre, già aveva vissuto una lunga serie di tormentate relazioni sentimentali, ma era sola quando trovò il tugurio che ospitò la sua prima indipendenza. Non tardò molto prima di convincersi che l’unica professione che poteva soddisfare le sue aspirazioni ed i suoi vizi fosse quella più antica, senza comprendere in realtà a quante ambizioni avrebbe poi rinunciato. Passò gli anni che di solito si dedicano all’università esaminando la cassetta delle lettere, che in genere non porta che bollette e pubblicità, nell’attesa di qualche improbabile, insperata novità. Il giorno che il caso ci incrociò sullo stesso viale lei già aveva visto tanto mondo, c’era stato un periodo in cui aveva preso aerei con la frequenza con cui si prendono gli autobus, e viveva in una casa più che dignitosa. Finalmente si avvicinò chiedendo: «Quanti anni hai?» […]
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