Siamo ormai a meno di un mese dal quarto appuntamento col Mahabharata, a Volterra, tra Pisa e Siena. Son qui a chiedermi quali emozioni mi suscitò l’ultimo seminario e … ricordate la canzone di Franco Battiato? La mia impressione è che Marco Ferrini nel seminario di primavera abbia parlato proprio di questo: ci sono leggi che regolano l’universo e l’amore è la legge suprema.
Ma quanti fraintesi su questa parola di cinque lettere!
L’ultima lettura del Mahabharata fatta dal Maestro, attraverso la storia del re Jajati, ci ha fatto riflettere sulla morte e sul dharma. La morte come ultima di un’infinita quantità di prove propedeutiche, innumerevoli morti che l’essere umano deve affrontare da vivo: morte di relazioni, di convinzioni, di illusioni, morti necessarie per far spazio a successive rinascite, a quell’evoluzione della coscienza che altrimenti non potrebbe darsi. Non sempre ciò che ri-nasce è migliore di quello che muore, non è una questione di migliore o peggiore, si tratta del percorso individuale di ciascuno di noi verso la grande rappresentazione che verrà messa in scena nel passaggio fatale. Durante i seminari del Maestro su Bhagavadgita e Divina Commedia, rimasi non favorevolmente sorpreso dalle affermazioni, diverse nella forma, ma concordanti nella sostanza, che attribuivano all’istante della morte un valore così enorme da determinare il destino nell’aldilà. Non mi convinceva che un pentimento dell’ultimo momento o un’emozione in punto di morte, potessero essere così determinanti. Mi sbagliavo: in quel mutamento del cuore (ammesso che mutamento ci sia) c’è tutto il percorso di una vita, è l’istante in cui maturano gli sconosciuti (perché inconsapevoli) semi del mondo interiore, invisibili, ma molto più importanti di tante cose ben evidenti ai nostri nervi ottici.
La domanda è: che cosa fa succedere tutto questo?
Sono leggi, di nuovo invisibili, scritte in nessuna costituzione di questo mondo, ma intuite da chi abbia conquistato una visione alta, trascendentale. Sono le leggi riassunte da Franco Battiato in quella canzone. Sono le leggi che ci ricollocano al nostro posto in questo infinito universo di cui mai la nostra mente potrà avere ragione.
E non parlo delle leggi della matematica e della fisica che già per Isac Newton erano “pensieri di Dio”, ma delle invisibili relazioni tra il nostro mondo interiore, le nostre azioni e quel che ci accade: possiamo pensare che esistano leggi di azione-reazione che non appartengono al mondo fisico? La dottrina del Karma le presuppone ed i testi sapienziali, attraverso l’interpretazione dei maestri, tentano di illustrarcele. C’è qualcosa che non può non sfuggirci, è il mistero in cui bisogna penetrare per affrontare con serenità ciò che l’essere umano teme sopra ogni cosa.
Per questo ritengo degno di nota un evento come quello prossimo di Volterra, dove attraverso l’ascolto di antiche storie ci è data l’opportunità di avvicinare la nostra coscienza al palpito potente e nascosto della legge a cui tutti gli universi obbediscono.
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