TUTTO MERITO DELL'UMBERTO
Non che io sia mai stata granché sensibile all'idea di patria,
non ho mai vibrato di emozione all'ascolto dell'inno di Mameli
e il fatto che sono italiana non mi ha mai reso particolarmente orgogliosa:
era come avere i capelli biondastri e il naso grosso.
Un dato di fatto.
Gli unici momenti in cui esplodeva il mio essere tutta un tricolore erano le partite dei Mondiali di calcio. Lì sì che ho sempre tifato Italia, senza se e senza ma.
Da qualche tempo, invece, se c'è l'occasione canto l'inno e lo faccio cantare ai miei figli,
mi commuovo di fronte a una retorica intelligente su ciò che significa essere italiani
e ieri ho perfino appeso la bandiera sul balcone (accanto a quella dell'inter, per la verità!).
Come se non bastasse, mercoledì e giovedì siamo andati a Torino per le celebrazioni del nostro giovane compleanno (150 anni sono pochissimi) ed è stato bellissimo stare in quella città così elegante in mezzo a una folla festante e allegra,
è stato divertente andare in giro e vedere bambini e ragazzi avvolti nella bandiera e facce dipinte di bianco rosso e verde,
guardare i fuochi di artificio tricolore,
immergersi in una grande festa allegra, popolare e condivisa con naturalezza.
Abbiamo portato i ragazzi alla mostra sulla storia della nostra nazione e loro erano esaltati e noi ci siamo goduti la sensazione di essere lì a fare qualcosa di buono, di seminare bene in questi nostri figli (niente da inculcare, solo valori da proporre e offrire, poi saranno loro a scegliere).
E sinceramente per tutto questo credo di dover dire grazie alla Lega, a Bossi, a Salvini, a Calderoli, a tutta 'sta manica di esaltati che parlano di nulla (la padania? che cos'è?!?!) e che con i loro attacchi ottusi e ignoranti all'Italia e alle celebrazioni per il centocinquantesimo dell'Unità mi hanno spinto a godermi una festa e delle idee che dieci anni fa manco ci avrei mai pensato.