Opera seconda diretta dal comico di Colorado Paolo Ruffini, Tutto molto bello è l’emblema del cinema dalle gag semplicistiche, infantili e figlie di tormentoni televisivi. Una pellicola che, rispetto all’esordio, è un consistente passo avanti, ma non a tal punto da renderla un prodotto da assaporare in allegria.
Giuseppe e Antonio si incontrano all’ospedale ed entrambi aspettano che le rispettive compagne partoriscano. Tuttavia sono due personaggi agli antipodi perché Giuseppe (impiegato dell’Agenzia delle Entrate) mette il senso del dovere davanti a tutto e a tutti, mentre Antonio sembra vivere in un pianeta parallelo. Nell’attesa Antonio invita Giuseppe a mangiare una pizza in un luogo di dubbia qualità. Da quel momento vivranno una serie interminabile di avventure.
È facile “sparare sulla croce rossa” ed è ancora più semplice inveire nei confronti del cinema di Ruffini. Perché i pregiudizi lo perseguitano, gli stanno alle calcagna e lo assorbono completamente. Tuttavia una domanda nasce spontanea: questi pregiudizi sono infondati? Non del tutto: difficilmente infatti si può difendere a spada tratta Ruffini dopo Fuga di cervelli, un prodotto trash fino al midollo, che ha raggruppato un gruppo di pseudo comici di fronte alla macchina da presa e racimolato milioni di euro grazie al divismo 2.0. Tutto molto bello procede sulla falsariga del precedente, mette in fila amici di lunga data del regista (Frank Matano, Angelo Pintus e Giancarlo Fubelli alias Scintilla) e ostenta una narrazione lineare, nella quale tormentoni e smorfie sono pesantemente sottolineate e reiterate.
Tuttavia oltre a evidenti prove di indubbio trash cinematografico, Tutto molto bello evidenzia numerose pecche strutturali (un ritmo lento e diversamente travolgente) e uno sviluppo narrativo scontato. Il climax distensivo (con annessa hit pop del momento) arriva solo verso la fine della pellicola, con una sezione di film che inneggia al sentimentalismo spiccio e alla morale buonista (mai giudicare gli altri dalle apparenze). E come se non bastasse le interpretazioni attorali sono al limite del ridicolo, della macchietta “italiota” alla Alvaro Vitali.
Probabilmente l’intento di Ruffini era quello di scansare le critiche, di concepire un prodotto con un più elevato spessore cinematografico, ma le cadute di stile sono dietro l’angolo e Tutto molto bello invece di far ridere finisce per annoiare, esibendo gag ridondanti e di dubbio effetto. In conclusione Tutto molto bello si rivela un film scadente, una reunion di amici poco efficace, che evidenzia una comicità effimera. E se la miglior prova recitativa (autoironica) la offre Pupo, allora si è di fronte a qualcosa che esula da qualsiasi tipo di commento positivo.
Uscita al cinema: 9 ottobre 2014
Voto: *1/2