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tutto parla di te

Creato il 20 aprile 2013 da Albertogallo

TUTTO PARLA DI TE (Italia 2012)

locandina tutto parla di te

Quasi mi verrebbe da non scriverla neanche, la recensione di questo film. Non perché sia particolarmente brutto (e in ogni caso non mi è piaciuto), quanto piuttosto per il fatto che, come dire, mi sono sentito un intruso, nel buio della sala, durante la proiezione, un impostore. Perché? Perché non ho un utero né una vagina. Parafrasando il titolo di quest’ultima opera di Alina Marazzi si può tranquillamente affermare che il film non parli affatto a tutti, ma esclusivamente a un pubblico femminile.

Incentrato sul tema della maternità, e in particolare della maternità più difficile, sofferta, quando non addirittura rifiutata, rinnegata, Tutto parla di te vede protagoniste due donne che sono l’una lo specchio dell’altra, in età diverse: Pauline è ormai anziana, mentre la giovane Emma ha appena avuto un bambino. Cui però non riesce a voler bene, del quale non riesce a prendersi cura come dovrebbe e vorrebbe.

A metà strada tra fiction e documentario, il film non riesce a essere convincente né su un versante né sull’altro: è stridente l’accostamento di immagini “verità” (le tante interviste alle mamme tristi, volutamente prive di alcun abbellimento estetico) e altre al contrario estremamente ricercate, artistiche (ad esempio le fotografie sfocate, peraltro molto suggestive). L’assenza di una vera e propria trama, poi, sembra privare le protagoniste del film di un centro di gravità, di una vera motivazione, sballottandole apparentemente a caso per le strade di Torino in un turbinio di dialoghi sbocconcellati. In ogni caso Charlotte Rampling e, soprattutto, Elena Radonicich (classe 1985) sono bravissime, e riescono a dare al film quel minimo di emozione senza la quale saremmo di fronte, per quanto mi riguarda, a un fallimento completo.

Come Un’ora sola ti vorrei, che comunque era migliore, Tutto parla di te è un film eccessivamente privato, personale, solipsistico, in cui il pubblico (specialmente, ripeto, di sesso maschile) rischia troppo spesso di essere di troppo.

Alberto Gallo



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