Non ho bisogno dei vestiti, il vapore d'acqua calma la tosse e mi terrà calda. È un solo giorno che ci viene regalato ogni quattro anni ed è già quasi passato, si è sfogliato come una pelle, una cheratina. Eccomi. Delle pareti del bagno vedo le spugnature blu di Persia, le ha passate una me stessa adolescente che ne ammirava il giro vellutato e calcinoso, prima ancora di sapere che il suo occhio vedeva i colori in modo strano, diciamo per difetto, e prima che esse stesse si facessero gelose dell'acqua nell'aria e per questo più cupe. Ma non ci sono solo loro. Oltre la grata preme il melangolo e più in là ancora un passato di quasi vent'anni ed in esso era, o forse è, un muretto secco e un'altra io bambina che cade per troppo sole, un sole d'agosto, e per questo non si può più uscire per lunghi pomeriggi. Così resta una bacinella, la cucina ombrosa e infiniti bagni freschi in cui sciogliere barchette di carta, spaccare foglie di salvia ed erba perseghina. Penso a tutto questo mentre mi insapono, ora, a trentatré anni, quando tutto preme da tutte le parti. E sì, credo che mi verrà una bronchite.