«Questo è quello che amo della musica!»
«Cosa?»
«Che una scena, di colpo, sia avvolta di significato. Tutte quelle banalità d’un tratto si trasformano in perle. Una collana di perle preziose. Grazie alla musica. »
Comprendere quali siano le ragioni che spingono a tradurre il titolo originale di un film in tutt’altra cosa nella versione italiana, resterà sempre un mistero racchiuso in sala di doppiaggio. L’esempio forse più sorprendente di tale enigma è rappresentato dal bellissimo Eternal Sunshine of the Spotless Mind, magistralmente interpretato da Jim Carrey e Kate Winslet e tradotto, chissà perché, in Se mi lasci ti cancello.
Tutto può cambiare è l’ultimo film che si aggiunge alla lista di quelli dei quali ci chiediamo il perché di una tanto sconsiderata traduzione del titolo, che originariamente era Begin again.
I protagonisti di questa bellissima pellicola diretta da John Carney e ambientata ai giorni nostri in una New York che diventa anch’essa un personaggio, sono Gretta (Keira Knightley) e Dan (un bravissimo Mark Ruffalo). Gretta e Dave (Adam Levine, frontman della band Maroon 5), sono due cantautori fidanzati che si trasferiscono a New York perché lui ha ricevuto un’offerta da un’importante casa discografica, ma la fama raggiunta dallo stesso Dave porta i due giovani ad allontanarsi, così Gretta si ritrova sola e triste nella metropoli americana.
Una sera Dan, dirigente di una casa discografica dal passato glorioso ma ora reduce da vari fallimenti familiari, la sente cantare in un locale dell’East Village e le chiede di registrare un disco insieme per riscattarsi. New York diventa così una spettacolare sala d’incisione a cielo aperto e, tra una vicenda e l’altra, anche le vite di Gretta e Dan subiranno un’evoluzione.
Sullo sfondo delle vicende dei protagonisti troviamo una colonna sonora davvero magica, che ci trasporta per le strade della “Grande Mela”. Gretta canta e suona le sue canzoni in ogni angolo della città (in cima ai grattacieli, in metropolitana..) insieme ad una band tanto improvvisata quanto di gran cuore. Anche Dan e sua figlia danno il proprio contributo musicale all’album, e la musica stessa costituisce la dimensione che li porta man mano a riavvicinarsi.
Il regista ha dichiarato di aver aspettato fino all’ultimo per comporre le canzoni, così che la realizzazione del film coincidesse con la creazione musicale, così la musica poteva realmente seguire l’effettivo percorso: da Lost Stars, che parla di stelle perdute che cercano di illuminare l’oscurità che le avvolge, a Like a Fool, che parla di ritrovarsi soli e senza più vento nelle vele, le canzoni si susseguono mettendo a fuoco l’anima emotiva dei personaggi.
E’ proprio attorno alla musica che si concentra l’oggetto simbolo di Dan e dei suoi ideali: il doppio jack, allacciato allo specchietto retrovisore della sua vecchia Jaguar, collega due cuffie ad uno stesso mp3, ed in egual maniera è come se sia Dan che Gretta fossero collegati alla vita dal medesimo “ritmo”. Quel doppio jack è davvero il simbolo di una rinascita emotiva, un risveglio emotivo che permette alle due stelle perdute dell’inizio del film di ritrovare il giusto cammino e la luce nell’oscurità.
Il messaggio di questa bellissima pellicola sembra essere proprio tutto racchiuso nel titolo originale, Begin again, perché sia Gretta che Dan sono mossi dalla voglia di cambiamento, dal desiderio di avere una seconda possibilità.
La prova recitativa di Mark Ruffalo si impone su quella degli altri attori, tra i quali merita una menzione speciale Hailee Steinfeld, la figlia di Ruffalo (già vista ne Il Grinta dei fratelli Coen): il grande idealismo di Dan, la fisicità un po’ “selvaggia” di Ruffalo, la sua sfrontatezza ma anche la grande generosità (prova ne sia l’amicizia che lo lega ad un rapper ormai famoso, lanciato nel mondo dello spettacolo anni prima ed ancora a lui profondamente grato) costringono anche Adam Levine in secondo piano, e agli spettatori, sognanti e ancora coinvolti dalle musiche di John Carney, Glen Hansard e Gregg Alexander, non resta che augurarsi che questo fantastico interprete troppo a lungo trascurato possa essere maggiormente valorizzato in futuro da Hollywood.
A cura di Ilaria Pocaforza.