Tutto quello che c’è da sapere sulla vaccinazione obbligatoria contro la poliomielite

Creato il 10 febbraio 2014 da Antonioriccipv @antonioricci

Abbiamo già detto che le vaccinazioni, con tutti i loro difetti, sono una delle più grandi conquiste della medicina e che vaccinarsi conviene sempre.

Parliamo ora della vaccinazioni obbligatorie contro la poliomielite.

Infatti in Italia le vaccinazioni contro la poliomielite, la difterite, il tetano e l’epatite B sono obbligatorie per legge mentre altre vaccinazioni, come quelle contro la pertosse, la rosolia, il morbillo, la parotite e l’Haemophilus influenzae tipo b, anche se non obbligatorie, sono vivamente raccomandate.

La poliomielite  è una malattia molto grave causata da virus. Molti bambini e adulti che hanno sviluppato gravi forme di polio sono rimasti paralizzati, cioè hanno perso l’uso delle gambe o delle braccia; alcuni, purtroppo, sono morti in seguito alla malattia.

I virus della polio infettano l’organismo attraverso l’apparato digerente (bocca, gola, intestino); da qui possono raggiungere il sistema nervoso e causare gravissime forme di malattia.

I casi più gravi di polio causano dapprima forte dolore muscolare e successivamente paralisi con, a volte, l’immobilità di una od entrambe le gambe oppure di una o entrambe le braccia o, peggio, della gabbia toracica con la conseguente impossibilità di respirare senza l’aiuto di una macchina.

Non ci sono farmaci, o altri trattamenti, che possono curare le persone colpite dalla poliomielite.

Ogni malato ha una diversa possibilità: alcuni guariranno, altri presenteranno qualche menomazione ad un braccio o ad una gamba per il resto della loro vita, altri rimarranno con gravi handicap, altri ancora possono andare incontro a morte.

Nei primi anni ‘60 la polio era ancora una malattia molto frequente in Italia ed era giustamente temuta; basti pensare che nel 1961, all’inizio delle campagne di vaccinazione di massa, furono segnalati circa 3500 casi di polio paralitica. Grazie alla vaccinazione, resa obbligatoria nel 1967, la poliomielite subì un brusco calo e nel 1968 furono notificati soltanto 90 casi in tutta l’Italia.

Negli ultimi 15 anni è stato segnalato solo 1 caso, proveniente, però, dall’estero. La polio, infatti, è ancora presente in alcune zone del mondo, costituendo un potenziale rischio sia per i viaggiatori non vaccinati, così come per la popolazione italiana a seguito dell’importazione di casi.

Proprio per evitare che un caso importato possa causare l’insorgenza di un’epidemia, è opportuno mantenere il più alto possibile il numero di soggetti vaccinati, rendendo difficile la circolazione del virus e quindi proteggendo anche i pochi soggetti che non hanno potuto essere vaccinati.

Vaccino

Ci sono due tipi di vaccino contro la poliomielite. Il vaccino orale chiamato Sabin (OPV) costituito da virus vivi attenuati; ciò significa che i virus usati per il vaccino, pur essendo ancora vivi, non sono in grado di provocare la malattia. La somministrazione di questo preparato avviene per bocca in gocce.

L’altro tipo di vaccino utilizza i virus della poliomielite uccisi (vaccino con virus inattivati); è chiamato Salk (IPV) e si somministra con iniezione intramuscolare. Almeno il 90% delle persone vaccinate con tre o più dosi dell’uno o dell’altro vaccino sono protette contro la poliomielite.

Quali sono i rischi di questo vaccino?

Vaccino Sabin. Molto raramente questo vaccino è stato causa  di paralisi nelle persone che lo hanno assunto. Il rischio globale è di circa 1 caso di malattia paralitica per 2,4 milioni di dosi somministrate. Il rischio conseguente alla prima dose, rispetto alle successive è di 1 caso su 760.000 dosi, inclusi i vaccinati e i contatti. Nei vaccinati, il rischio è di circa 1 caso su 1,5 milioni per le dosi successive; per i contatti esposti a un soggetto che abbia ricevuto la prima dose il rischio è di 1 per 2,2 milioni di dosi. Per le dosi successive il rischio è sostanzialmente minore per i vaccinati e i loro contatti.

In Italia, dal 1990 ad oggi, sono stati segnalati al Ministero della sanità 10 casi di malattia paralitica associata a vaccino, per una frequenza di un caso ogni 550.000 nuovi nati e ogni 2.200.000 dosi somministrate.

Per le persone con immunodeficienze il rischio è 3200-6800 volte maggiore che nei vaccinati immunologicamente normali. Per questa ragione per la vaccinazione di un bambino o un adulto convivente di un paziente immunodpresso deve essere assolutamente utilizzato il vaccino Salk.

Vaccino parenterale (Salk).La vaccinazione somministrata intramuscolo può causare lieve dolore ed arrossamento nella sede di iniezione.

Il vaccino Salk non deve essere somministrato alle persone che hanno gravi problemi di allergia ad antibiotici come la streptomicina, neomicina e polimixina B: assicuratevi presso il vostro medico prima della vaccinazione.

Nessun evento grave è stato associato all’uso del vaccino Salk.

Vaccino utilizzato attualmente

Il decreto del 7 aprile 1999 stabiliva che per le prime due dosi di vaccino contro la poliomielite doveva essere utilizzato il tipo Salk, mentre per le successive dosi (terza e quarta), qualora non sussistevano specifiche controindicazioni, si doveva continuare ad utilizzare il vaccino Sabin.

Il Decreto del Ministero della Salute del 18.06.2002 ha abolito del tutto la vaccinazione antipoliomielitica con vaccino Sabin e dal 12 agosto 2002, si è passati ad utilizzare esclusivamente il vaccino Salk per tutte le somministrazioni. Il passaggio dal vaccino Sabin al Salk è stato reso possibile dalla nuova situazione epidemiologica della malattia poliomielitica che, grazie alla vaccinazione praticata in passato con il vaccino Sabin, ha portato alla scomparsa, in Europa, della poliomielite. L’utilizzo del solo vaccino Salk ha quindi l’obiettivo di eliminare anche quei rari casi di paralisi post-vaccinica che potrebbero  verificarsi, nelle condizioni precedentemente indicate, con il vaccino Sabin, rendendo ancora più sicura questa vaccinazione.

Quando rinviare la vaccinazione?

Come tutte le altre vaccinazioni, anche questa deve essere rimandata in presenza di una malattia considerata importante dal medico, con o senza febbre.

Le donne in gravidanza possono vaccinarsi?

I vaccini antipolio non causano problemi al feto. Normalmente i medici sconsigliano l’assunzione di farmaci o vaccini alle donne in gravidanza, ma, se, a parere del medico, occorre una protezione immediata, anche nella donna gravida è possibile utilizzare il vaccino Salk.

Dagli anni settanta in poi, il programma di vaccinazione è stato esteso in tutto il mondo con l’obiettivo di controllare la diffusione della polio a livello globale. Oggi la polio è endemica solo in 4 Paesi: Afghanistan, India, Nigeria e Pakistan.



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