FRANçOIS MITTERRAND
Ha sostenuto la sanguinaria dittatura clerico-fascista di Habyarimana, puntellandola con soldi e armi. Morto Habyarimana, ha aiutato militarmente il governo interimario durante tutto il genocidio, da lui sprezzantemente definito “un genocidio senza importanza.” Con l’operazione Amaryllis, ufficialmente per proteggere i cittadini francesi, ha spedito in Rwanda militari che hanno combattuto con le truppe del dittatore e partecipato attivamente al genocidio. Quando abbiamo preso l’aeroporto e vinto la guerra, avrebbe voluto lanciare i paracadutisti su Kigali ed è stato dissuaso in extremis da Balladur. Con l’operazione Turquoise ha aiutato gli assassini a fuggire, li ha accolti in Francia, li ha protetti e finanziati. Ha impedito che si facesse una seria inchiesta parlamentare sul ruolo della Francia nel genocidio. Nel tentativo di rovesciare la situazione, ha armato, finanziato e riorganizzato i militari e i miliziani sbandati in Congo. Non veniteci a dire che è morto e bisogna lasciarlo in pace. Un bel niente, deve pagare lo stesso. Vogliamo che sia condannato alla memoria, tolto dalla tomba di Jarnac e gettato in una fossa comune.
LUOGOTENENTE-COLONNELLO GILLES CHOLLET
Consigliere del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Rwandesi. A questo titolo è responsabile delle operazioni di repressione contro il Front Patriotique Rwandais, l’esercito che ha messo fine al genocidio, e dei massacri razzisti di popolazioni civili Tutsi che hanno preceduto il genocidio. Questi signore dovrebbe essere così gentile da dirci i nomi, i cognomi e gli indirizzi dei militari francesi che catturavano i Tutsi, li mettevano in sacchi di plastica e li gettavano dagli elicotteri in volo, quando non atterravano per consegnarli ai contadini Hutu inferociti. E già che c’è, potrebbe anche dirci quali militari francesi hanno violentato le donne Tutsi prima di consegnarle ai genocidari. Queste carogne circolano libere come l’aria, magari vengono in Rwanda come turisti e ci ridono dietro. Vogliamo vederle tutte in galera compreso il loro capo, l’emerito colonnello Chollet.
PAUL BARRIL
Benché fascista, era il capo dei servizi di sicurezza di François Mitterrand. Implicato in una quantità di affari uno più losco dell’altro senza che si sappia se lavorava per i Servizi Segreti o per se stesso. Consigliere degli estremisti dell’Hutu Power, sembra implicato nell’attentato a Juvénal Habyarimana che ha scatenato il genocidio. Ha una montagna di crimini sulla coscienza e oggi dovrebbe essere in galera, non alla testa di una rete di agenzie private d’informazioni e la domenica nello Square d’Alsace-Lorraine a Nizza per portare a spasso il cane.
PAUL QUILèS
Ha proposto la Missione d’informazione sul Rwanda e ne ha assunto la presidenza allo scopo preciso di evitare una commissione d’inchiesta parlamentare dai poteri molto più estesi. Per tutta la durata di questa farsa non ha fatto che rifiutare o sopprimere tutte le prove che avrebbero potuto offuscare l’immagine della Francia, terminando con la scontata conclusione che naturalmente la Francia non c’entra un bel niente con il genocidio. Oh, come ci piacerebbe vederlo in galera.
JEAN-MICHEL MARLAUD
Ambasciatore francese in Rwanda. Durante il genocidio, l’ambasciata di Francia era diventata il quartier generale del governo genocidario. Quando se n’è andato, si è rifiutato di portare con sé il personale Tutsi dell’ambasciata, virtualmente consegnandolo ai machete degli Interahamwe, la milizia dell’Hutu Power. Sono stati ammazzati tutti. Meriterebbe di essere affettato allo stesso modo, ma siamo persone civili e vogliamo solamente vederlo in galera.
Ci sono molti altri francesi con la coscienza sporca, ma per il momento ci accontenteremmo della testa di questi. Se non avremo soddisfazione, romperemo le relazioni diplomatiche e denunceremo la Francia all’ONU per partecipazione al genocidio. Siamo un piccolo paese ma non ci facciamo calpestare da nessuno. Ecco tutto quello che Paul Kagame dovrebbe dire in Francia. Altro che scordare il passato e “chiudere i nostri sentimenti in un armadio”, come continua a ripeterci. No, caro Paul, nell’armadio non c’è più posto.
Dragor