Qualche tempo fa, un'amica "credente" mi ha chiesto: "Ma tu, quando vivi dei momenti di sofferenza, a chi t'affidi?". Dopo un attimo di esitazione, ho risposto: "M'affido al fatto che il tempo scorre". Lei è rimasta piuttosto perplessa dalla mia risposta; e la sua perplessità (ma a questo potrei dire anche "stupore") è aumentata ancora di più quando ho aggiunto: "Sebbene io 'credo' che ogni attimo che viviamo sia eterno". Scorrere del tempo ed eternità del tempo: la contraddizione è palese. Ma la riflessione umana non dovrebbe rifuggire davanti al paradosso; anzi, dovrebbe coglierlo come un'occasione per approfondire la condizione della sua esistenza o del suo essere "finito". Alla domanda: che cosa rappresenta per me l'idea di Dio, io rispondo sempre: la risposta più semplice che l'uomo abbia escogitato per risolvere il "mistero" della vita! Dio diventa la chiave di lettura per mettere ordine nell'accadere mondano. Atterrito dalla potenza e dal fascino del mistero, l'essere umano ha preferito rifugiarsi in questa idea consolatrice. Solo così ha trovato il modo per giustificare e accettare il dolore e la sofferenza che regnano nel mondo. Trovare un senso all'accadere vuol dire anche trovare la forza e il coraggio di accettarlo. Perché giammai l'essere umano potrà rassegnarsi all'idea che ciò che accade accade da sempre e per sempre!