È tutto troppo intrecciato, amore mio. Troppo intrecciato.
Se fosse una sceneggiatura non saprei dire se stiamo al primo o al secondo plot-point o se addirittura al colpo di scena prima dell’inesorabile finale.
So solo che l’eroe si trova nel buio, il mentore non si fa trovare a casa, gli alleati imbavagliati e stanchi delle sue chiacchiere, l’antagonista…
L’antagonista sei tu, dolce darklady del mio noir più insensato.
Ci vuole azione. Azione pura.
Basta con le parole mi ripeto mentre non posso fare a meno di scriverne. Partire, fermarti per strada per sentire il chiasso dei tuoi occhi, il silenzio della tua voce, servirebbe? Io non vorrei vivere accanto a te, io lo voglio adesso, senza condizioni né condizionali.
Ma tu taci una risposta, una soluzione. Vuoi dirmi che non ne hai nessuna? Io sì. Chiamami tassello e vedrai che anche questo puzzle riuscirai a terminare.
Se anche il mare lascia il sole morire nell’abbraccio del suo orizzonte, perché non vuoi che io faccia lo stesso con te? Un bicchiere non è un bicchiere finché non lo riempi, una pipa non è una pipa finché non la carichi. Ti chiamerei rum o tabacco se non sapessi che ti fanno venire il mal di testa.
È notte.
Chiudo la porta della mia stanza per sentirti di più. Fuori piove e il mondo gira al contrario. Tutto precipita: le borse, la politica, l’ottimismo, la scuola, l’educazione, persino Dio.
Là fuori è un inferno ed io ho troppo bisogno di te per capirci qualcosa.
Ma tu potresti chiamarmi adesso, anche solo per urlarmi “bastardo assassino!”, bussare alla mia porta e ficcarmi un coltello in pancia. Fallo!
Siamo le due medaglie della stessa faccia. Un genio l’ha chiamato amore. Io anche se fosse odio t’abbraccerei.
Chiamami amore mio, chiamami. Sono io quello che cerchi. Ho già la valigia pronta, scegli un giorno qualunque e stabiliamo il luogo. Verrò da solo, senza pistole e a mani alzate. Rispetterò i tuoi patti e non farò sciocchezze. Tieniti il malloppo e restituiscimi la vita.
Qui è tutto troppo intrecciato, amore mio. Troppo intrecciato.