GAME OF THRONES (prima stagione)
Difficile riportare la trama di questa serie tv, così complessa e così ricca di personaggi. Direi però che l’espressione “intrighi di palazzo”, calata in un contesto fantasy-medievale, rende bene l’idea di cos’è Game of thrones (tradotto in italiano come Trono di spade – titolo non fedelissimo ma nemmeno stupido, dal momento che in effetti il trono oggetto del contendere è fatto proprio di spade).
Ispirato alla serie di romanzi A song of ice and fire di George R. R. Martin (anche co-sceneggiatore), si tratta di un prodotto televisivo incredibilmente bello, appassionante, sfarzoso e, sotto molti aspetti, inedito. Dirò di più: prodotto dalla ormai infallibile Hbo (che negli ultimi tempi ci ha regalato anche Mildred Pierce, Boardwalk empire e Bored to death), Game of thrones è la serie televisiva che segna il definitivo sorpasso della narratività televisiva su quella cinematografica, almeno in ambito di prodotti di consumo: il piccolo schermo possiede attualmente non soltanto la disponibilità economica, ma anche l’entusiasmo che da un po’ di tempo manca al cinema commerciale. Per non parlare di una questione strutturale come quella dei tempi: l’ampio respiro di una serie tv concede a un certo tipo di narrazione (esemplare è proprio il caso del fantasy) la calma che il cinema non può permettersi, la possibilità di approfondire personaggi, contesto e sottotrame. Motivo per cui Game of thrones batte Il signore degli anelli per 10 a 0.
Ogni cosa è praticamente perfetta, nella prima stagione di questo serial: la sceneggiatura (parto della mente del geniale David Benioff, già autore del romanzo e dello script cinematografico della 25esima ora – scusate se è poco), le colossali scenografie, la recitazione (protagonista è Sean Bean, già nel Signore degli anelli; accanto a lui Mark Addy, il ciccione di Full Monty, e soprattutto il sempre convincente Peter Dinklage, il nano di numerosi film)… Il mondo di Game of thrones, per quanto volutamente stereotipato e riconducibile a mille altri film e romanzi medievaleggianti, è un mondo credibile e perfettamente coerente, un luogo e un tempo impossibili eppure ricchi di sentimenti e situazioni che non possono che coinvolgere lo spettatore sin dai primissimi minuti del primissimo episodio.
Vorrei brevemente sottolineare, infine, la radicale cattiveria di questo serial, la sua irriducibile propensione al pessimismo sociale, umano, storico e politico: è vero che Game of thrones è un fantasy ambientato in un Medioevo inesistente, ma la perfidia dei personaggi, la crudeltà delle convenzioni sociali e la violenza nelle relazioni umane qui descritte hanno un qualcosa di profondamente inquietante: il figlio illegittimo del protagonista viene chiamato da tutti “il bastardo”; il nano, pur essendo il rampollo di un’influente famiglia, è per tutti “il mezzo uomo”; le donne sono tutte “puttane” (e molte lo sono davvero); la prima puntata si chiude con il tentato omicidio di un bambino di dieci anni, colpevole di aver visto fratello e sorella a letto insieme; chi alza la voce contro un potente viene punito nei modi più atroci; i rapporti sessuali si riducono spesso a stupri (parecchio espliciti), incesti o occasioni a pagamento… Non male, e non poco, per essere soltanto una serie tv.
Alberto Gallo