Vedere una serie ambientata durante la Depressione in un’epoca di Depressione, non si sa se è più catartico, o deprimente. In ogni caso l’identificazione è garantita.
Mildred Pierce è una serie di cinque episodi da un’ora, presentata all’ultimo Festival del cinema di Venezia. Prodotta con un budget enorme, con un cast di cinema e un regista di cinema, ha tutte le carte in regola per essere “un capolavoro strappacuore”.
Mildred Pierce (Kate Winslet, la bella del Titanic) viene lasciata dal marito, disoccupato, quando scopre che lui la tradisce e lo mette alle strette. Così una casalinga che non sa fare niente, con due figlie piccole da mantenere, si rimbocca le maniche e cerca un lavoro. Ma nella Los Angeles oppressa della Grande Depressione il lavoro non si trova. Alla fine è costretta ad accettare un posto da cameriera in una tavola calda. Per una donna della middle class, fare la cameriera con tanto di grembiule, è umiliante e infatti lei lo nasconde a tutti. Ma Mildred Pierce è intelligente, forte, piena di talento e di idee. Comincia col vendere le sue ottime torte alla tavola calda in cui lavora, intanto impara come si fa, come si gestisce un ristorante e alla fine riesce ad aprirne uno suo. Poi un secondo e un terzo. Siamo incantati da questa donna straordinaria che da sola riesce a mettere su un commercio tanto florido con cui risolleva le sorti sue e di tutti quelli che conosce. Mildred Pierce costruisce una fortuna, ma purtroppo è debole nei sentimenti e questa debolezza è come un’emorragia, un buco da cui fugge via tutto quello che faticosamente guadagna e costruisce.
Da quello stesso romanzo di Cain, nel 1945 è stato tratto il film di Michael Curtiz (regista di Casablanca) Il romanzo di Mildred, per il quale Joan Crawford ha vinto l’Oscar: film che ebbe un enorme successo di pubblico e di critica. Inoltre, dai romanzi noir di Cain sono nati altri grandissimi film come Il postino suona sempre due volte (del 1946), o La fiamma del peccato (del 1944)
La serie ha avuto 21 nomination agli Emmy (gli Oscar della Tv).
Uno lo ha vinto Kate Winslet. L’attrice inglese sostiene che dal Titanic, questo è stato il suo ruolo più impegnativo. Eppure non scherzava neanche in The Reader (per cui ha vinto l’Oscar), o in Carnage (basta guardare le sue fantastiche vomitate).
Joan Crawford in Mildred Pierce di Michael Crutiz
Oltre alla Winslet, ha vinto l’Emmy anche Guy Pearce, il belloccio sexy con cui lei si sposa in seconde nozze. Ve lo ricordate quando faceva il trans in Priscilla, la regina del deserto? Nel cast poi, c’è anche Melissa Leo (la migliore amica di Mildred), premio Oscar per The Fighter. Fantastica nel ruolo della figlia diabolica, Evan Rachel Wood, la bionda svampita di Basta che funzioni di Woody Allen, o anche la regina dei vampiri della Louisiana in True Blood.
Kate Winslet, che di recente ha fondato una lega-antibotulino per incoraggiare le attrici a non cedere alla chirurgia estetica, ha tutta la nostra approvazione, visto che le “rifatte” hanno tutte la stessa faccia gonfia e respingente. Invece lei è bella e brava, proprio perché può usare tutte le sue espressioni. Se la figlia ha dalla sua parte la giovinezza, lei ha dalla sua la bellezza.
Non possiamo che schieraci con Mildred Pierce eppure sentiamo che lei è in parte responsabile di tutto ciò. E’ lei che proietta sulla figlia i suoi sogni di gloria e il suo snobismo, è lei che la che la vizia oltre misura, provocandole un rapporto alterato con la realtà.
La madre fa di tutto per piacere e compiacere la figlia in un ribaltamento dei ruoli: non sono i figli che cercano di piacere ai genitori? La madre è innamorata della figlia più che degli uomini, come spesso accade al giorno d’oggi a tanti genitori single, poco interessati a trovare un nuovo partner perché sposati con i propri figli (a prescindere dal sesso).
Evan Rachel Wood è Veda in Mildred Pierce
A tale madre corrisponde una figlia mefistofelica che pensa di stare interpretando Eva contro Eva (a proposito di donne cattive…). Ai continui gesti d’amore di Mildred corrisponde un rifiuto da parte della figlia, forse perché si ribella contro questo abbraccio incestuoso e mortale della madre e la ripaga con odio. Lei le dà qualsiasi cosa e la vizia secondo l’equivoco che questo dovrebbe fare il bene della figlia, ma il suo dare troppo è nocivo per una ragazza che andrebbe governata, educata, guidata, piuttosto che viziata e assecondata. Dare troppo non è un merito e sottintende un tacito ricatto. A Mildred Pierce non basterà tutto il denaro del mondo per conquistare l’amore della figlia e persino Monty, il suo nuovo compagno, sembra sacrificato alla causa.
Illuminante a questo proposito il dialogo col maestro di canto della figlia, che pur apprezzandone l’eccezionale talento, vede in lei un mostro.
Mildred Pierce: E’ una ragazza meravigliosa.
Mr. Treviso: No, è una cantante meravigliosa. La ragazza è… qualcos’altro.
Mildred Pierce: Be’ questa è una sua opinione signor Treviso.
Mr. Treviso: Non è un’opinione.
…
Mr. Treviso: E’ un serpente, una stronza, è coloratura. E a me non piacciono i morsi dei serpenti.
Che la fiction abbia, se non superato, almeno raggiunto il cinema, lo abbiamo capito da un pezzo. Magari lo capisce meno chi guarda le serie italiane: caso unico in cui la fiction peggiora col passare degli anni. Mildred Pierce è solo un esempio, ce ne sono altri, di “tutto ciò che noi in Italia non sappiamo fare”.
Un’avvertenza, aspettate la seconda puntata perché decolla lentamente.
Il 14 ottobre sarà in onda su Sky.