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Stasera in prima Tv su SkyCinema1 alle 21,00
6.5 su 10
Ci sono film profondamenti imperfetti. E "A single man" è un film imperfetto. Il teaser ci aveva colpiti, così come la prima parziale visione. Ma il film non regge un secondo giro di attenzione. Perchè in modo ovvio la concentrazione non va sulla storia, disbrigata in modo a dir poco frettoloso e con un fare ermetico che privilegia la condensazione. Da Tom Ford, stilista della Gucci per molto tempo, poi passato ad un brand personale, riconoscibile e retrò, non ci si poteva aspettare altro d'altronde e l'esordio è comunque molto promettente. Il mondo cinematografico di uno stilista non può che essere plastico e plastificato, laccato e insieme colorato e decolorato (con un viraggio efficace) elegante fino alla classcicità statuaria, alla luce accecante, patinato come una rivista di Vanity Fair. Qual è il problema del film? In modo molto diretto, una foto artistica, un servizio artistico, una successione di diapositive, non sono in grado di reggere una durata prolungata. O meglio, la visione può essere anche prolungata, con un'immagine fissata in ogni particolare, ma non può essere veloce e continuativa. Anche Ford l'ha intuito e ha risolto la problematica facendo uso del ralenty, per cadenzare le sensazioni. Di certo ha evitato la possibilità di annullare l'eco di ogni immagine, ma al contempo ha fatto evolvere la vicenda in modo sbagliato, arrivando a non dire niente e a non trasmettere molto. Il film ha un soggetto melodrammatico e andava trattato in correlazione al testo di Isherwood da cui è tratto. Dalla visionarietà patinata, non deriva calore, così come la descrizione visiva non corrisponde, nemmeno tramite l'utilizzo di un montaggio "semi-intellettuale", a una narratività complessa ed emozionante. I personaggi sembrano modelli che sfilano e, per quanto, siano bravi, la loro dimensione fisica li erge in un mondo divino e non umano. Si sottrae a quest'esito Colin Firth, che dà un'interpretazione monumentale, molto contenuta e austera, dotata di grande calore. Mentre Julianne Moore, ha un personaggio che non ha un'attenzione particolare, e risulta solo un pretesto per aprire dei flashbacks sulla vita precedente del protagonista, e sul rapporto con l'amato venuto a mancare. Meglio Matthew Goode che Nicholas Hoult, il ragazzino di "About a boy" cresciuto.
"A single man" soffre di egocentrismo, l'egocentrismo di un un'artista come Tom Ford che è sull'onda della popolarità da tempo. Va detto che l'egocentrismo può essere anche la miccia per qualcosa di valido, con la maturità. E Tom Ford è comunque un riaggiornamento, se non una creazione nuova, nel modo di concepire un'opera artistica a tutto tondo, che leghi l'esigenza della narratività alle moltiplici classificazioni artistiche preminenti, dalla fotografia alla musica, bellissima, firmata Shigeru Umebayashi, che è la vera perla del film.
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