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"An education" non è, come sostengono alcuni critici italiani, una grande occasione mancata. E' ben altro. E' un'occasione di trasposizione letteraria perfettamente riuscita. E' un cinema, per quanto calligrafico, che unisce la classicità della drammatizzazione alle grandi prove attoriali, la psicologia finissima al ricorso ad espedienti semplicistici. Per quanto privilegi il lato estetico, non annulla la sostanza del contenuto. Avrebbe potuto essere più acido, sgradevole, problematico. L'appeal commerciale del film sarebbe aumentato a dismisura. Invece, "An education" è una pellicola che, consapevole di una fedeltà testuale necessaria, non può enfatizzare una dimensione che non gli appartiene. La protagonista, Jenny, uno dei nomi più diffusi nel Regno Unito (vi ricordate "Jenny don't be nasty" di Paolo Nutini?), è una piccola donna, in un piccolo mondo in cui le grandi architetture sono sacrificate a favore dei piccoli spazi, personali, tra piano americano e campo medio, in un data, il 1961, ancora acerba per affrancarsi sia dallo stato dimesso dell'epoca precedente sia da quello più dionisiaco di quella successiva. La sua storia, peraltro modellata sulle memorie di Lynn Barber, non può essere la storia di una teenager impazzita che spadroneggia in una scuola, tipo "Mean Girls", oppure la vampira di "Twilight" scritta da una bacchettona che si spaccia per romantica. E' una storia in cui le decisioni sono stridenti, più per sè stessa che per gli altri. E' la stagione delle delusioni ma anche quella della voglia di farcela. In questo senso, Jenny oscilla tra l'accettazione di un modello, quello scolastico, imposto, all'ebbrezza dei nuovi piaceri, dal sesso al viaggio, all'illecito. Ed è perfettamente umana. A questo proposito, mi preme sottolineare la straordinaria bravura di Carey Mulligan. C'è una tale Sandra Bullock e una certa Meryl Streep, brave ma niente di che con le ultime interpretazioni. E poi c'è la Mulligan, che avrebbe meritato il premio Oscarandato alla Bullock. Peccato per il mancato bis con "Wall Street". Per il resto, il cast annovera Emma Thompson, Rosamound Pike, Peter Sarsgaard, Olivia Williams, Sally Hawkins, Dominic Cooper. E soprattutto Alfred Molina che mostra tutta la sua fragilità di padre nell'autoritarismo iniziale. Il film ha alcune pecche, va detto. Si ritrovano forse nelle immagini patinate, laccate, nell'utilizzo di una fotografia smunta, in quella pellicola di cellophane che sembra ricoprire la confezione. La regia è molto tradizionale, Lone Scherfig forse non era la miglior scelta possibile. In sostanza, minori incertezza tecniche avrebbero di certo giovato al film.
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